tag:blogger.com,1999:blog-26940065757568235662024-02-07T10:44:59.372+01:00Books from the woodIl biblioblog di LuposelvaticoUnknownnoreply@blogger.comBlogger46125tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-11427167166028404212021-08-05T16:40:00.003+02:002021-08-05T16:42:34.711+02:00"Giustizia", di Friedrich Durrenmatt<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYLUc_ZbZFHbVQkvxMzUNRKPqvHW_NfF96c7g_OwUFsXiG7LQZ7XMoB0UUnaD_t5zo1Y07nnTWvP-NGMXv6H8hP5ln2JdjTkOcunbRLdtQFj4-F3ZeMS6yWmu1V-06y_U7qlMF28L6O6s/s1600/Giustizia+Durrenmatt.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1078" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYLUc_ZbZFHbVQkvxMzUNRKPqvHW_NfF96c7g_OwUFsXiG7LQZ7XMoB0UUnaD_t5zo1Y07nnTWvP-NGMXv6H8hP5ln2JdjTkOcunbRLdtQFj4-F3ZeMS6yWmu1V-06y_U7qlMF28L6O6s/s320/Giustizia+Durrenmatt.jpg" width="216" /></a></div><br /> <p></p><p class="MsoNormal">Zurigo, anni Cinquanta del secolo scorso. Il consigliere
cantonale Kholer, conosciuto da tutti per la sua rispettabilità e ricchezza, entra
in un lussuoso locale della città. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Si avvicina al tavolo in cui sta pranzando un suo conoscente,
il professor Winter: estrae la pistola e lo uccide senza dire una parola. Si
allontana senza fretta, esce dal locale, e risale sulla sua Rolls Royce dove l’autista
lo sta aspettando.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">I testimoni del delitto sono numerosi, tra essi il
Comandante della Polizia che stava cenando in un tavolo vicino. Il consigliere
cantonale Kohler verrà arrestato la sera stessa all’uscita del Teatro Municipale,
dopo aver assistito ad un concerto e non prima di aver stupefatto il procuratore
Jammerlin, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che ne ha ordinato l’arresto,
sedendosi accanto a lui per tutta la durata del concerto.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Kholer verrà ovviamente interrogato, senza ricavare nulla
sul movente dell’assurdo omicidio. Verrà tradotto in carcere, dove stupirà (e sedurrà)
tutti perché si dichiarerà felice e soddisfatto della pena. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il processo, ovviamente rapido, lo condannerà a vent’anni di
reclusione.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Fin qui, tutto nella logica.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ma poi Kholer, dal carcere, incarica un avvocato alcolista
ed in difficoltà economiche di sondare l’ipotesi che “non sia lui l’assassino”.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">L’ipotesi è assurda, ma l’onorario rende impossibile il rifiuto.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il tempo passa, le memorie dei testimoni vacillano e si
confondono, l’assenza dell’arma del delitto (subito scomparsa) e del movente
lasciano spazio ad una ipotesi diversa. L’avvocato, usando personaggi loschi
sempre pagati da Kholer, ottiene una ricostruzione dei fatti decisamente nuova.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Un ex campione svizzero di pistola, Benno, che ha provocato
il disastro economico di una amica di Kholer, inizia ad essere citato e coinvolto
nella vicenda, anche se non era presente nel locale.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Capendo di essere finito in trappola, Benno si suicida –
fornendo così il fondamento all’idea che sia colpevole.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Nessuno, a mesi di distanza, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ricorda più bene cosa accadde il giorno dell’assassinio,
nemmeno il Comandante di Polizia. In seguito al suicidio di quello che sembra
diventato il colpevole, il processo a Kholer viene riaperto, ed in assenza dell’arma
e di un movente, il consigliere questa volta viene assolto.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Dimostrando che il potere e l’uso perverso della logica possono
cambiare la realtà dei fatti ed il senso stesso della “giustizia”.<o:p></o:p></p>Luposelvaticohttp://www.blogger.com/profile/08375842691411381548noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-49592611101330930722019-08-14T11:28:00.000+02:002019-08-14T13:45:58.214+02:00"Non luogo a procedere", di Claudio Magris<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizh1irMCD8w-TAYv-S1MH5WpoMjq2AI7-D0qakk3octLbIm5RXgyseMww-vrJnrCGc86ZeOb37FrVYm3TWqaNsjHPKw6h3uUGbiabaXaJby05gy_Q5Tt3g2vInc3foTyXnTzgO5g6-Ybo/s1600/non-luogo-a-procedere-magris.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="614" data-original-width="408" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizh1irMCD8w-TAYv-S1MH5WpoMjq2AI7-D0qakk3octLbIm5RXgyseMww-vrJnrCGc86ZeOb37FrVYm3TWqaNsjHPKw6h3uUGbiabaXaJby05gy_Q5Tt3g2vInc3foTyXnTzgO5g6-Ybo/s320/non-luogo-a-procedere-magris.jpg" width="212" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br />
<br />
<div class="ui_qtext_para u-ltr u-text-align--start" style="background-color: white; color: #333333; direction: ltr !important; font-family: q_serif, Georgia, Times, "Times New Roman", "Hiragino Kaku Gothic Pro", Meiryo, serif; font-size: 15px; margin-bottom: 1em; padding: 0px; text-align: right;">
"I hate war as only a soldier who has lived it can, only as one who has seen its brutality, its futility, its stupidity."</div>
<div class="ui_qtext_para u-ltr u-text-align--start" style="background-color: white; color: #333333; direction: ltr !important; font-family: q_serif, Georgia, Times, "Times New Roman", "Hiragino Kaku Gothic Pro", Meiryo, serif; font-size: 15px; margin-bottom: 1em; padding: 0px; text-align: right;">
(Odio la guerra come può solo un soldato che la ha vissuta, come può solo chi ne ha visto la brutalità, la futilità, la stupidità.)</div>
<div class="ui_qtext_para u-ltr u-text-align--start" style="background-color: white; color: #333333; direction: ltr !important; font-family: q_serif, Georgia, Times, "Times New Roman", "Hiragino Kaku Gothic Pro", Meiryo, serif; font-size: 15px; margin-bottom: 1em; padding: 0px; text-align: right;">
Dwight Eisenhower</div>
“Non luogo a procedere” è<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>il primo libro di Claudio Magris che leggo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E’ un romanzo, dalla struttura un po’ atipica, che racconta
dell’allestimento di un Museo della Guerra a Trieste, a fine anni Sessanta:
questo è il pretesto per una vicenda che rivela l’orrore della guerra - la
seconda Guerra Mondiale, che a Trieste vide i fumi dell’unico campo di
sterminio nazista in Italia, la Risiera di San Sabba.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Protagonisti principali sono il collezionista di oggetti militari (che
è un personaggio realmente vissuto, così come il Civico Museo della Guerra ha
davvero aperto a Trieste) e della direttrice, Laura, che ha il compito di
allestire il museo. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il collezionista è morto nel rogo del suo capannone, dove
sono bruciati anche i suoi taccuini su cui aveva trascritto quanto i condannati
a morte avevano lasciato sulle mura della Risiera (tracce di spostamenti, disperazione, ma anche nomi, nomi
dei carnefici e dei loro rispettabili complici).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Laura, dalla pelle d’ebano, è invece figlia di un sergente
afroamericano, di origini caraibiche, e di una ebrea scampata alla morte in
Risiera.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
L’esame di ogni reperto, e la sua proposta di collocazione,
sono il pretesto per la narrazione di storie che hanno a che fare con la guerra
– per evidenziare la sua devastante opera di distruzione degli esseri umani.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Ma anche a rivelare che non esistono vie intermedie tra
l’essere carnefice e l’essere vittima; la guerra non lascia spazi di ambiguità,
e la “zona grigia” di chi pensa di potersi non schierare, in realtà, non
esiste.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Alle storie che nascono dagli oggetti si sovrappone sia la
storia del collezionista che quella di Laura e dei suoi avi (che spazia nel
passato fino alla tratta degli schiavi neri).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il libro conosce momenti di forte pesantezza e di scrittura
involuta e barocca: a tratti, Magris esibisce il suo immenso sapere senza alcun
rispetto per il lettore, che è sopraffatto dalle citazioni dotte e spesso
irraggiungibili.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Una delle parti migliori è la descrizione dell’orgia nel
Castello di Miramare, che si svolge il 20 aprile 1945 per il genetliaco di
Hitler. A pochi giorni dalla fine, i padroni nazisti della Venezia Giulia (area
così strategica da non essere stata affidata alla Repubblica Sociale Italiana)
ed i padroni della Trieste di sempre danno vita ad un baccanale da fine impero,
dove mescolano arroganza, potere e disperazione. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Molti dei primi stanno già preparando la fuga, molti dei
secondi la strategia di riconversione verso i poteri nuovi che verranno (ancora
non è chiaro se vinceranno i titini, la resistenza o gli alleati).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Nel giro di pochi giorni, tutto crolla. Prima della fuga e
della resa (prima alle forze jugoslave, poi ai neozelandesi), i nazisti cercano
di distruggere la Risiera – e tutti i documenti che ne parlano.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
I padroni di sempre (assicuratori, banchieri, industriali)
si affannano a far dimenticare la loro collusione, finanziando anche in
extremis la Resistenza del CNL (come farà, con autentico sprezzo del ridicolo,
anche il Podestà): con i nazisti facevano cene ed affari, e sapevano bene quel
che accadeva alla Risiera, dove le vittime furono alla fine tra tremila e
cinquemila.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E’ questa la ragione per cui Diego de Henriquez (il vero
nome del collezionista d’armi triestino), appena dopo la fine della guerra,
trascorre settimane nella Risiera per trascrivere fedelmente sui suoi taccuini
tutte le scritte lasciate sui muri dalle vittime.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E’ questa la ragione per cui, improvvisamente dopo, tutte
quelle scritte verranno cancellate con calce e vernice.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E’ probabilmente anche questa la ragione per cui, nel 1974,
Henriquez muore nel rogo del capannone in cui viveva insieme ai suoi oggetti e
ai suoi taccuini, che non verranno mai ritrovati.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Non sembra nemmeno un caso che il processo per quanto
accaduto alla Risiera di San Sabba si apra soltanto nel 1976, dopo un’istruttoria
durata trent’anni: quasi tutti i protagonisti principali sono spariti, fuggiti
all’estero o morti serenamente nel proprio letto (la stessa cosa è accaduta ai
complici “per bene” italiani) o giustiziati da partigiani italiani o sloveni.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Alla fine verrà condannato all’ergastolo solo il comandante
nazista della Risiera: da decenni fa il mastro birraio a Monaco, e visto che
non è prevista l’estradizione dalla Germania all’Italia per reati commessi
prima del 1948, anche lui morirà sereno nel suo letto nel 1979.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il titolo del libro è dunque l’esito del processo e della storia:
le vittime non avranno mai giustizia.<o:p></o:p></div>
<br />Luposelvaticohttp://www.blogger.com/profile/08375842691411381548noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-16571363325014471512019-04-19T00:37:00.001+02:002019-08-14T11:58:57.612+02:00"Abbas re di Persia - un patrizio romano alla corte dello Scià nel primo '600", di Pietro della Valle<div class="XzvDs _208Ie _3_7DB blog-post-text-font blog-post-text-color _2p1aK _158eo _3_7DB" style="background-color: #e8eaff; border: 0px; box-sizing: inherit; font-stretch: inherit; line-height: 1.5; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<div class="separator" style="clear: both; color: #4a5296; font-size: 18px; text-align: center; white-space: pre-wrap;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3a1O4KqJj3f-TY7bcb6bTr_VHbDAJlkgVH2vY1mdtII7-MFXGyvt-VfU33OWzQmP5h2gjbho9GlrsFx9Lu9DlSoIbl2lmqmC3BeGtAgNbX7YxG0Zi-RRuLTL47vp-w3glfM4bX-cvdqo/s1600/abbas-le-grand.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="512" data-original-width="768" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3a1O4KqJj3f-TY7bcb6bTr_VHbDAJlkgVH2vY1mdtII7-MFXGyvt-VfU33OWzQmP5h2gjbho9GlrsFx9Lu9DlSoIbl2lmqmC3BeGtAgNbX7YxG0Zi-RRuLTL47vp-w3glfM4bX-cvdqo/s320/abbas-le-grand.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="color: #4a5296;"><span style="white-space: pre-wrap;">Pietro della Valle (1586-1652) fu un grande viaggiatore del suo tempo: in particolare esplorò a fondo la Persia, e a lui è dedicata la scuola italiana di Teheran – che costituisce oggi un importante trait d’union tra le due culture.
Partito nel 1614 per un pellegrinaggio nei luoghi santi di Egitto e Palestina, Pietro se la prese comoda.
Si fermò a lungo a Costantinopoli, poi ad Aleppo, ed imparò l’arabo, il turco ed il persiano.
Nel 1616 si unì ad una carovana in partenza per Bagdad, travestito da arabo.
La sua intenzione era quella di visitare la Persia, ed approdò infatti alla corte dei Safavidi, retta allora dal celebre Abbas il Grande (<a href="https://www.iranpertutti.it/post/abbas-i-il-grande-l-et%C3%A0-d-oro-della-persia-safavide" target="_blank">clicca qui per il post).</a>
La segreta speranza di della Valle era creare un’alleanza tra la cristianità ed il sovrano musulmano in funzione anti Turco.
Prima i veneziani, dal XV secolo, poi i portoghesi avevano coltivato relazioni diplomatiche con il trono di Persia per arginare il crescente dominio ottomano, che aveva simbolicamente raggiunto il culmine con la conquista di Bisanzio.
La coalizione cristiana pose un argine all’espansionismo ottomano con la vittoria navale di Lepanto nel 1571, ma non convinse la Persia ad entrare in campo al suo fianco.
Durante il regno di Abbas (1587-1629) crebbero però i contatti tra la corte persiana e gli stati cristiani. Molti ordini religiosi avevano presenze in Persia, tollerati e anzi visti da Abbas come intermediari per la crescita dei rapporti commerciali con l’Occidente.
Nonostante la parziale convergenza di interessi, l’alleanza antiottomana tra cristiani e persiani (ormai sciiti) non si realizzò mai.
Anzi, i malintesi tra Abbas e la corona spagnola portarono anche il primo a sradicare i portoghesi da Hormuz, con l’aiuto degli inglesi, agli inizi del 1600.
Fatto sta che i buoni rapporti di Abbas con la Chiesa di Roma agevolarono l’ingresso e la permanenza a corte di Pietro della Valle, che in questo resoconto ci fornisce un ritratto vivacissimo del sovrano musulmano.
Fallito il sogno di creare l’alleanza con la Cristianità, Pietro della Valle torna però a Roma scornato e deluso nel 1626, senza trascurare di portare con sé preziosi manoscritti e manufatti che soddisfino le sue ambizioni di antiquario.
La sua relazione è composta da tre parti distinte: nella prima della Valle fornisce il ritratto di Abbas e delle sue qualità; nella seconda, riporta le critiche che si rivolgono al sovrano, e nella terza…smonta sistematicamente le critiche.
Questo fa sì che il suo lavoro, redatto nel 1627, risulti un’esaltazione quasi apologetica di Abbas I, e trovi molte difficoltà nell’ottenere il visto per la pubblicazione dalla autorità vaticane.
Della Valle usa allora l’espediente di far pubblicare l’opera a Venezia, con una prefazione dello stampatore che sembra rivendicare la pubblicazione come una propria iniziativa autonoma.
Ma entriamo nel contenuto.
La prima parte, come detto, descrive la figura del sovrano, e si comprende subito quanto Della Valle ne sia stato affascinato – quasi sedotto.
Il re, scrive Pietro, è “cacciatore indefesso, corteggiano forbito, soldato esperto, capitano eccellente, cavalier bizarrissimo , prencipe sopramodo affabile, e re di grandissimo governo”. E chiarisce ognuna di queste definizioni con una grande quantità di esempi e di
aneddoti.
Ad esempio, Abbas si fa sempre seguire da un servitore che porta in una tasca di velluto una gran quantità di lime, ferri, aghi, chiodi, ordigni e strumenti meccanici con cui il re si trastulla spesso sul trono, anche mentre riceve le relazioni dei suoi sottoposti e fa leggere e rispondere alle lettere che riceve: nel frattempo. cantori e musici lo intrattengono (a basso volume).
Come capo militare, contrappone alla potenza dell’esercito ottomano la velocità delle sue truppe, e intraprende i combattimenti in inverno, per avere un vantaggio strategico. Fa rigare dritto i suoi soldati, punendoli duramente se sgarrano (o se opprimono i civili in modo eccessivo).
Per riconquistare l’isola di Hormuz ai portoghesi, e non dare nell’occhio, fa giungere gli armamenti a pezzi sull’isola per rimontarli in loco: e attacca quando i portoghesi son deboli, hanno problemi in India e la corona di Spagna è impegnata su altri fronti europei.
Così come, prima di riprendere Bagdad, aspetta che gli Ottomani versino in una crisi di successione che li indebolisce.
Abbas è anche un guadente: gli piace partecipare alle feste locali, far l’amore e bere vino, anche se la sua religione non lo permetterebbe.
Il re è un giusto: per nobili motivi, è disposto a muovere guerre anche se non gli portano vantaggio economico, pur di riparare ad un torto.
Il modo in cui amministra la giustizia è sempre equilibrato, anche quando somministra pene bizzarre (come costringere un sottoposto a condurre il resto della sua vita con un solo mustacchio, costringendo a tagliarsi il secondo) o terribili, come l’uccisione pubblica a bastonate o il taglio della testa.
Verso la fine della sua vita, opterà per il "tradizionale" accecamento dei successori, figli e parenti, da cui teme congiure o minacce al trono.
Come governante, decide ogni cosa per conto suo: non si fida troppo dei suoi sottoposti ed ama raccogliere informazioni sul reale stato delle cose, anche gironzolando in incognito tra la gente in città e villaggi.
Conosce ogni luogo ed angolo del proprio impero, e le minoranze etniche e religiose che li abitano, e le loro tradizioni, che rispetta.
Però, però…
Nella seconda parte della sua relazione, Pietro della Valle è costretto in qualche modo a mitigare il suo entusiasmo per il sovrano, ed elenca tutte le accuse che vengo mosse ad Abbas dai suoi detrattori (soprattutto in Occidente).
Le accuse sono relative ad un appetito sessuale insaziabile, ad una sorta di dipendenza dal vino che lo renderebbe sempre ubriaco. E poi al fatto che sia crudele, verso i nemici e verso le minoranze religiose, che costringe a conversioni forzate di massa. Viene anche definito matto per molte sue bizzarrie.
Nella parte finale, come nell’arringa di un avvocato difensore, della Valle analizza e smonta metodicamente le accuse rivolte ad Abbas.
Di fatto, si deve considerare normale che un uomo aitante, bello, forte e coraggioso, divenuto re molto giovane con un potere assoluto, sia in preda ad un potente desiderio sessuale, tanto più che le donne dell’impero gli si offrono spesso volontariamente, con il beneplacito orgoglioso dei mariti.
Che poi cerchi di convertire più gente possibile alla sua setta…beh, dice Pietro, in fondo lo facciamo anche noi cristiani nei confronti degli Ebrei, è una cosa ragionevole. Non è colpa di Abbas se quando ha conquistato molti territori, se li è trovati pieni di cristiani ed ebrei:per ragioni di sicurezza nazionale, è ovvio che cerchi di riequilibrare la presenza musulmana, e l’unico modo son le conversioni di massa.
Per quanto riguarda il vino…beh, anche qui…chi è che da noi non alza un po’ il gomito? Vero, come re musulmano dovrebbe astenersi, ma con tutte le responsabilità che ha, è scusabile che abbia qualche svago.
Rispetto agli innumerevoli episodi che proverebbero la crudeltà intrinseca del sovrano, della Valle li esamina nel dettaglio e riesce a dimostrare che, in tutti i casi, Abbas è stato “tirato per i capelli” ad essere duro e rigoroso; e che qualunque sovrano del mondo, di fronte a situazioni che possa mettere in pericolo il suo regno o il suo potere, si comporterebbe nello stesso modo.
Sicchè, conclude della Valle tirando le somme, “il re Abbas è prencipe veramente dotato di molte buone condizioni, e che le cattive che i suoi malevoli in lui notano, o non sono affatto vere o, se pur son vere, sono in gran parte degne di scusa; e finalmente […] non si può non dire che sia un grande re ed un grande eroe; e che come quelli che l’hanno veduto e praticatto non possono far che non l’ammirino, così la fama che anche oggi in vita lo celebra non mancherà di celebrarlo ancora dopo morte, ed innalzarlo fra gli eroi più degni ne’ secoli a venire”.
Scusate se è poco!:-)<span style="font-size: 18px; font-weight: bold;">
</span></span></span><br />
<div style="color: #4a5296; font-size: 18px; white-space: pre-wrap;">
<br /></div>
</div>
<div class="XzvDs _208Ie _3_7DB blog-post-text-font blog-post-text-color" style="-webkit-tap-highlight-color: rgba(0, 0, 0, 0); background-color: #e8eaff; border: 0px; box-sizing: inherit; color: #4a5296; font-family: avenir-lt-w01_35-light1475496, sans-serif; font-size: 18px; font-stretch: inherit; font-variant-east-asian: inherit; font-variant-numeric: inherit; height: 24px; line-height: 1.5; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">
</div>
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Luposelvaticohttp://www.blogger.com/profile/08375842691411381548noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-43074316644824107262018-08-02T23:16:00.003+02:002019-08-14T11:29:26.144+02:00"Le otto montagne", di Paolo Cognetti<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiP3FdYbdVC39x_eQtc1DFupLexCg6sfD9ergYgY6j4BKia7rJOsXTeOF9h7vwdcXPu10ptF0pvTgqZvx0j053rKJqEfGWnygXYsrogkXFirP3-rdESTWO2_gEjLdUsL7gNkmStLL3suSM/s1600/PremioStrega2017_PaoloCognetti_Leottomontagne-1024x538.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="538" data-original-width="1024" height="210" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiP3FdYbdVC39x_eQtc1DFupLexCg6sfD9ergYgY6j4BKia7rJOsXTeOF9h7vwdcXPu10ptF0pvTgqZvx0j053rKJqEfGWnygXYsrogkXFirP3-rdESTWO2_gEjLdUsL7gNkmStLL3suSM/s400/PremioStrega2017_PaoloCognetti_Leottomontagne-1024x538.jpg" width="400" /></a></div>
La mia esperienza con i romanzi che vincono lo Strega, negli ultimi anni, non è stata particolarmente eccitante. "Acciaio" della Avallone e l'industriale che narrava il fallimento del tessile a Prato (Edoardo Nesi, credo si chiamasse) non mi avevano preso granché.<br />
Ma in questo caso si parla di montagna, e questo è stato un richiamo che mi ha fatto superare il senso di indifferenza che avrei normalmente provato verso un libro "premiato".<br />
"Le otto montagne" mi ha preso subito.<br />
<br />
Sarà stato il linguaggio piano, liscio e scorrevole, che sa mettersi al servizio della narrazione senza porsi come protagonista.<br />
Sarà il fatto che conosco benissimo le sensazioni che si provano passando le vacanze estive in montagna, e quindi le parole di Cognetti mi fanno rivivere sensazioni deliziose che mi appartengono e mi richiamano ancora oggi fortemente: il bosco, il torrente, quegli odori, quelle nebbie, quella pioggia...<br />
Sarà il fatto che ho ben presente la fatica e la gioia delle lunghe camminate (che sto cercando di ritrovare, ultimamente).<br />
O che ho ben presente come sia fatta la gente di montagna, anche se una amicizia come quella raccontata da Cognetti non mi sia mai capitata.<br />
Perchè questo è innanzitutto un libro sull'amicizia.<br />
Una amicizia rude, fatta più di silenzi che di parole, tra un ragazzo di montagna (che ad essa è legato anche fisicamente, quasi incatenato) ed un ragazzo di città che sente, irresistibile, il richiamo per la vita che fa l'altro, anche se non si sognerebbe mai di viverla.<br />
E poi è un romanzo che parla del rapporto tra figlio e padre: un padre anche lui silente e con un dolore sordo da annegare in camminate feroci e vette conquistate, un dolore che lo porta a cancellare la montagna dalla sua vita (e da quella della famiglia) durante l'inverno, durante la neve.<br />
Un padre lontano, dal quale il figlio si allontana quando lui vorrebbe avvicinarsi.farlo diventare simile a sè.<br />
E, ancora, è un romanzo che parla delle donne. Donne dure, donne coraggiose, donne concrete, capaci di relazionare, costruire, intessere, osare, ma anche di dire basta, di evidenziare quel che gli uomini non sanno e non vogliono dire.<br />
E, infine, è un libro che parla di montagne. Le nostre, quelle a me così familiari, dove i protagonisti tentano di costruire qualcosa che duri, che resista al tempo e alla inesorabile entropia. E quelle lontane, dove il ragazzo di città va a cercare se stesso, mentre il ragazzo di montagna si perde, e perde quel che cercava di rendere solido.<br />
C'è bellezza, c'è morte, c'è sole, c'è vino, c'è fatica (quella sana della camminata e della costruzione), c'è molto, in questo libro.<br />
Da leggere e da amare, nonostante abbia vinto lo Strega:-)<br />
<br />
<br />Luposelvaticohttp://www.blogger.com/profile/08375842691411381548noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-22958207229318115802013-12-02T15:46:00.003+01:002021-08-05T16:49:20.272+02:00"Album bianco", di Franco Fabbri<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoNormal">
<span lang="IT"> </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQbmT4w2BCDITbhaMgRuGTZLfHQDl7aMSdXvJFuTOpp-hn8g6cmTVRpgz8y9dPRzVbH3W2x_FXwN9cMigkQJK-oKZ2y6wihDq_ZmTHh5D7Ful_Hvanr_aq5vWr0gK6SKOPOpNkVfGEAq0/s1600/album+bianco.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQbmT4w2BCDITbhaMgRuGTZLfHQDl7aMSdXvJFuTOpp-hn8g6cmTVRpgz8y9dPRzVbH3W2x_FXwN9cMigkQJK-oKZ2y6wihDq_ZmTHh5D7Ful_Hvanr_aq5vWr0gK6SKOPOpNkVfGEAq0/s320/album+bianco.jpg" width="227" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Bella, questa storia che è la storia degli
Stormy Six e di uno dei suoi componenti principali, ma anche un pezzo della
nostra storia – che, dagli anni ’70, è stato anche un pezzo della MIA storia.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Allora, partiamo da tutte le cose che non
sapevo, che sono sempre le più interessanti.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Non sapevo che, nella Milano di fine anni ’60,
gli Stormy Six fossero un gruppo liceale fighetto, composto da figli della
buona borghesia, che “importavano” musica inglese ed erano molto gettonati alle
feste di compleanno dell’alta società.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Non sapevo che gli Stormy Six, nell’ambito
delle band scolastiche, fossero ritenuti i migliori di tutti – tant’è che
furono tra i primi ad avere un vero contratto discografico.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Non sapevo che gli Stormy Six, insieme ad Al
Bano e Fiammetta, ai New Trolls e a Maurizio Arcieri, fossero stati aggregati
come spalla al primo tour italiano dei Rolling Stones nel 1967. (Naturalmente
Jagger e soci non si filarono nessuno, viaggiavano e si esibivano per conto
loro indifferenti a chi suonava prima).</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Non sapevo che negli anni sessanta e settanta
si traducevano in italiano centinaia di canzoni inglesi non solo per
venerazione verso la musica anglosassone, ma anche perché<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>(cito Fabbri) </span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="IT" style="font-size: 9pt; line-height: 115%;">la legge sul
diritto d’autore prevedeva (prevede?) che all’autore del testo in italiano
andasse una parte dei proventi generati non solo dalla canzone tradotta, ma
anche di quella nella lingua d’origine.</span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt; text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="IT" style="font-size: 9pt; line-height: 115%;">In quegli anni,
fu una delle vie più facili per arricchirsi , una specie di rendita garantita
per gli autori in buoni rapporti con gli uffici editoriali. Decine, centinaia
di milioni di lire di allora per aver scritto un testo italiano che magari non
finirà mai su un disco, ma che corrisponde ad un grande successo
internazionale. Uno scrive un testo intitolato “Mister Tamburino”, che nessuno
mai si sognerà di cantare in italiano, e si ritrova due ventiquattresimi dei
diritti ogni volta che la radio trasmette il disco dei Byrds, o la versione
lunga di Bob Dylan; e il sette e mezzo per cento sui diritti fonomeccanici per
le vendite del singolo…</span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Non sapevo (non mi ero mai accorto) che il
tema di “Per i morti di Reggio Emilia”, Fausto Amodei lo avesse “rubato” da
“Quadri di una esposizione” di Mussorgski. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT">E, in termini di assonanze pericolose che poi
sono solo inevitabili assimilazioni di quel che si è ascoltato (per non
ricordare il noto caso Ivan Graziani/Phil Collins - che su Al Bano/Michael Jackson transigiamo volentieri:-)), anche il ritornello di “Nuvole
a Vinca” degli Stormy Six assomiglia moltissimo ad una canzone di "The Lambs
lies down on Broadway" dei Genesis, mentre un amico colto fa loro notare che il tema
principale di “Un biglietto del tram” è quasi identico a quello del Quartetto
n. 8 di Shostakovic.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Non sapevo che il Movimento Studentesco di
Milano, quando gli Stormy Six smisero di essere “allineatissimi”, accusò la canzone “Stalingrado” di “formalismo” (è surreale una accusa staliniana ad una canzone che esalta l'eroismo del popolo sovietico che resiste all'invasore nazista e lo ferma...</span><span lang="IT">)</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Non sapevo che, oltre a Milano e Torino, anche
Bari e Verona fossero piazze da grande pubblico per gli Stormy Six, mentre a
Firenze, Parma o Genova non sapevano nemmeno chi fossero.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Non sapevo che, adorati in Germania, nel 1980
vinsero il primo premio della critica discografica tedesca con “Macchina
Maccheronica” come miglior disco rock dell’anno (con i Police di “Zenyatta
Mondatta” secondi!!)</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Non sapevo che <span style="mso-bookmark: OLE_LINK2;">la compositrice inglese
Gayle Hawes (1892-1973) per 67 anni avesse riempito 950 quaderni con circa
14.000 versioni di<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>un’unica melodia,
“The love affair”:<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>finchè non annotò sotto al pentagramma che quella era “l’ultima versione”, e si suicidò.</span></span></div>
<span style="mso-bookmark: OLE_LINK2;"></span><span style="mso-bookmark: OLE_LINK1;"></span>
<br />
<div class="MsoNormal">
<span lang="IT">Sapevo, ma non ricordavo più, che l’assolo di
pianoforte di Tony Banks nella bellissima “Firth of Fifth” dei Genesis è costruito con precisione sconvolgente sulla serie di Fibonacci. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="IT">E non sapevo che Bela Bartok ha usato questa
serie per costruire tutto, dalle scale alla organizzazione formale della sua
musica più avanzata (blocchi di 21,13,8,5 battute…), e che il chitarrista Fred
Frith, quando componeva, si teneva a portata di mano una pigna, come modello di
quella proporzione meravigliosa esistente anche in natura.</span></div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal">
<span lang="IT">Non sapevo che alla fine Franco Fabbri fosse
riuscito a insegnare musicologia all’Università di Torino (con particolare
riferimento alla musica popolare), e a vincere il concorso come ricercatore in
etnomusicologia alla sonante età di sessant’anni, quando uno inizia a pensare
alla pensione</span><span lang="IT" style="font-family: Wingdings; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-char-type: symbol; mso-hansi-font-family: Calibri; mso-symbol-font-family: Wingdings;"><span style="mso-char-type: symbol; mso-symbol-font-family: Wingdings;">:-)</span></span><span lang="IT">, e nel 2001 tenesse lezione nell’aula di fianco a quella di un altro
docente di eccezione, Roberto Vecchioni.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="IT">Non sapevo che gli Stormy Six iniziarono
davvero la loro carriera di cantori della musica popolare e politica italiana
durante la campagna elettorale italiana del 1972, quando il PCI veneto chiese
loro di aprire con un concerto (in versione mobile, con palco da due metri per
uno montabile e smontabile in mezz’ora) tutti i comizi dei candidati; in una
terra dove c’erano poche speranze di vittoria a fronte dello strapotere della
DC, e quindi non era un problema se si cantavano canzoni un po’ dure:-).</span><span lang="IT" style="font-family: Wingdings; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-char-type: symbol; mso-hansi-font-family: Calibri; mso-symbol-font-family: Wingdings;"><span style="mso-char-type: symbol; mso-symbol-font-family: Wingdings;"></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="IT">Non sapevo che “Pontelandolfo” fu la prima
canzone politica scritta da Fabbri e dagli Stormy Six (1971), nata dalla
lettura di un libro a cura di Aldo De Jaco intitolato “Il brigantaggio
meridionale” e basata quasi letteralmente sul resoconto parlamentare della
ribellione <strike>(e della sua repressione da parte delle truppe piemontesi, che
provocò centinaia di morti).</strike></span></div><div class="MsoNormal"><span lang="IT"><br /></span></div><div class="MsoNormal"><span lang="IT" style="color: red;"><b>UPDATE SU PONTELANDOLFO (2021)</b></span></div><div class="MsoNormal"><span lang="IT"><b>Il saggio "L'affaire Pontelandolfo" (2020), scritto dalla storica Silva Sonetti dopo 3 anni di studi, riscrive con i fatti la visione "propagandistica" e neoborbonica che fu alla base della canzone degli Stormy Six: furono i briganti a sterminare una colonna di oltre 40 soldati, dopo aver preso possesso di Pontelandonfo con la violenza; l'esercito regio ordinò di incendiare il paese ribelle, dopo averlo ripreso, ma la Sonetti documenta che i morti non furono più di 15 ed il paese ritornò presto alla sua vita normale. Fu la canzone degli Stormy Six a dare ali al mito fasullo del "paese martire", su cui si buttarono a pesce i neoborbonici.</b></span></div><div class="MsoNormal"><span lang="IT"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="IT">Non sapevo che gli Stormy Six avessero sempre avuto problemi con la loro casa discografica, che negava loro
pubblicità e canali di vendita, nonostante ai concerti i loro dischi si
vendessero come il pane.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="IT">Che per tutti loro, anche dopo la fine
dell’esperienza del gruppo, ostracismo e silenzio sono stati il prezzo della
scelta coraggiosa di esserci, con la musica, quando era (o sembrava) doveroso
esserci.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="IT">Non sapevo che le loro canzoni non potevano
essere trasmesse in radio, se non previa autorizzazione di un Direttore
Generale (quando cadranno nell’oblio, basterà quella di un semplice
funzionario).</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="IT">Non sapevo della lunga e profonda amicizia che
legava (e lega) gli Stormy Six a Moni Ovadia, ma non mi stupisce.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="IT">Non sapevo alcuni gustosi particolari della
vita e della carriera di Eugenio Finardi (che me lo hanno reso più simpatico) e
di Alberto Camerini (lasciamo stare…).</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="IT">Questo è tutto quello che non sapevo.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="IT">Sapevo invece che, quando la rivoluzione sembrava
possibile, non tutti erano egualmente sinceri nel desiderare un futuro migliore
per tutti, e molti si preoccuparono moltissimo di garantirsi soprattutto il
loro (nei giornali, nella politica, nella cultura).</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="IT">Quello che so, quel poco che so è che ancora
oggi sento spesso “Stalingrado”, “La fabbrica” , “Per i Morti di Reggio Emilia”
e “Dante Di Nanni”, “Un biglietto del tram”… e vengo ancora percorso da brividi
di commozione, fino alle lacrime, per tutto ciò che quelle canzoni
rappresentano e sanno evocare in me:<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>tempi in cui le idee e la politica incidevano sulla vita delle persone
come una questione di vita e di morte, perché la politica poteva e sapeva
disegnare l’idea di un futuro, di una società per la cui costruzione valeva
anche la pena di morire.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="IT">Oggi, come cantò Gaber millenni fa in una
invettiva che non ha perso un briciolo della sua attualità, la politica è solo
un mestiere come un altro. Le merci vendute nel supermarket della politica sono
scintillanti e tutte uguali, ma quasi tutte hanno lo stesso grado di passione
che può dare la confezione di plastica dei salumi.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="IT">L’aria non brucia più (come se cantasse il
coro dell’Armata Rossa:-)</span><span lang="IT">)…è diventata fetida, ed ancora non ci
viene in mente un modo nuovo per fare tornare il vento, spazzare via i miasmi e
rivedere il cielo azzurro ed il sogno di un futuro diverso.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="IT">Grazie, Franco Fabbri, per averci voluto
raccontare questa vostra e nostra storia.<i><b> </b></i></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="IT"><i><b>Letto il 30 novembre 2013</b></i> </span></div>
Unknownnoreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-42911754151647036342013-11-06T16:56:00.002+01:002013-11-06T17:00:01.419+01:00"A colpi di machete", di Jean Hatzfeld<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqC2oOWl7WXg-IgRDex_IfmUfgCbpP0Getqgbh80KJiJIotZpvrtoP0PZjmh2fr1GNHQQnfHVbSgRJQTB1vEGwK4L6xPEh-3xT96LRdL3hz1Oipqpb76Fx2udGqVUC88Sun3XC27yhaZ0/s1600/a+colpi+di+machete.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqC2oOWl7WXg-IgRDex_IfmUfgCbpP0Getqgbh80KJiJIotZpvrtoP0PZjmh2fr1GNHQQnfHVbSgRJQTB1vEGwK4L6xPEh-3xT96LRdL3hz1Oipqpb76Fx2udGqVUC88Sun3XC27yhaZ0/s1600/a+colpi+di+machete.jpg" /></a></div>
<h4>
La banalità dell'orrore (uscendo al mattino per tagliare le teste dei vicini)</h4>
<div class="comment_full" style="text-align: justify;">
Un
giornalista francese intervista un gruppo di ruandesi hutu che,
nell’aprile 1994, parteciparono al genocidio dei tutsi che provocò la
morte di 800.000 persone in poco più di 100 giorni<i><b>.</b></i><br />
<i><b>C</b></i>onsiderando che
non è stato uno sterminio “tecnologico”, ma un duro lavoro individuale
di machete e bastoni, il sistema si è rivelato persino più efficiente,
in termini pratici, di quello adottato dai nazisti.<br />
<br />
I ruandesi
di etnia hutu e quelli di etnia tutsi sono praticamente indistinguibili:
stesso aspetto, lingua identica, stessa religione (la cattolica
romana…). Gli hutu considerano i tutsi un po’ più belli e slanciati, e
questi ultimi sono stati accusati, tra le altre cose, di voler
approfittare di queste caratteristiche per assumere ruoli dominanti… <br />
Comunque, succede che le due etnie vivono da sempre mescolate. Gli
europei (i belgi, in primo luogo, che in quanto a criminalità coloniale
non erano secondi a nessuno), nel corso del ventesimo secolo,
trovano giusto e conveniente iniziare a mettere l’una contro l’altra le
due etnie: dividere per “imperare” meglio, as usually. <br />
E allora
scelgono i tutsi come delfini, e li mettono in prima fila nel sottobosco
del potere. Poi se ne vanno, alla fine degli anni ‘50, e arriva l’ora
degli hutu. Che, simpaticamente, dall’indipendenza del ’59 in poi, oltre
a occupare con la violenza i posti da cui scacciano i tutsi, iniziano a
parlare – ma così, senza malizia - di quanto sia bello sterminarli. <br />
Per tre decenni, anche i tutsi sorridono sentendono alla radio le
canzoncine – spiritose, ironiche, divertenti – in cui si invita l’etnia
hutu a massacrare i propri indistinguibili nemici. <br />
I tutsi non è
che stanno tutti lì con le mani in mano a canticchiare le canzoncine
hutu: organizzano anche un bell’esercito per prepararsi, vista l’aria
che tira. <br />
E quindi l’odio diventa un simpatico ingrediente della
vita quotidiana, per cui tu, hutu, porti le vacche a pascolare o lavori
l’orto fianco a fianco con il tuo vicino di villaggio tutsi, gli
sorridi, condividi con lui il lavoro, e dopo vai a berti una birra
Premium con gli amici: ridacchiando su quanto sarebbe bello tagliargli la
gola, a quel tuo vicino, con lo stesso machete con cui poti le piante. <br />
Il 6
aprile del 1994 il presidente hutu della Repubblica Ruandese (si, va
beh: era arrivato al potere con un colpo di stato militare alla fine
degli anni ’70... ma poi si era fatto eleggere, eh!) precipita con il suo
aereo abbattuto da un razzo. E tutto diventa molto molto semplice. <br />
Tutte le autorità del paese dicono quel che si cantava da decenni o si
diceva nei bar: i tutsi son cattivi, e adesso bisogna sterminarli. <br />
Loro capiscono che tira una brutta aria, e mentre un esercito tutsi
tenta di puntare sulla capitale Kigali, i tutsi dei villaggi lasciano le
loro case e si raggruppano nelle paludi e nelle foreste, ma anche nelle
chiese. <br />
Qualche giorno dopo, le autorità mandano emissari in
tutti i villaggi per dire alla etnia hutu due cose molto semplici:
affilate i machete, e ammazzateli tutti. <br />
E’ una cosa giusta, non ci sarà punizione, fate in fretta. <br />
E così, dall’11 aprile, circa due milioni di hutu lasciano le attività rurali e si dedicano al nuovo lavoro. <br />
Incominciano dalle chiese. In un solo villaggio del sud del paese, in
due giorni le chiese si riempiono di dieci-quindicimila cadaveri tutsi. <br />
Poi iniziano a perlustrare paludi e foreste, facendo a pezzi tutti
quelli che trovano.<br />
Beh, ovviamente le ragazze e le donne vengono fatte a
pezzi due volte, la prima con una violenza infinita e prolungata e la
seconda con le lame. <br />
Gli hutu che fanno questo sono...persone normali. <br />
Si, salutano le mogli al mattino, vanno al raduno preparatorio nella
piazza del villaggio, si dedicano per tutto il giorno alla carneficina,
allo stupro ed al saccheggio, e la sera tornano al villaggio a fare
festa, con carne e birra a volontà. <br />
Le mogli sono contente,
perché il tenore di vita di quella straordinaria primavera del 1994 è
irripetibile: tutti sono ricchi, sazi, senza dover prendere la zappa in
mano. E poi quelle donne tutsi erano davvero antipatiche, col fisico
slanciato e la loro pelle liscia, ed i loro bambini “scarafaggi” (questo
il simpatico nomignolo affibbiato da decenni ai tutsi). <br />
Bambini
che non vengono risparmiati, salvati, nascosti.<br />
No, in questa storia
non ci sono i Giusti, gli Schlinder, o almeno sono così pochi che quanto
raccontato in Hotel Rwanda è davvero un’eccezione.<br />
<br />
Ci sono solo i Normali. La Gente Comune. Come i Bravi Padani di Erba. <br />
Dopo i 100 giorni di massacri, l’esercito tutsi è pronto alla vendetta. <br />
Allora due milioni di hutu lasciano le loro case, il loro paese e
varcano la frontiera con il Congo, dove rimarranno profughi per anni, in
compagnia dei loro fantasmi. <br />
E poi, anni dopo, ritornano.
Finiscono in prigione, increduli, sconcertati dal fatto che l’impunità
promessa in quella splendida estate sia stata revocata, dal fatto che
qualcuno voglia ricordare, punire, condannare. E poi escono, dopo pochi
anni, grazie ad un clima di "riappacificazione nazionale", e ritornano
negli stessi villaggi di un tempo, a vivere a fianco dei sopravvissuti,
dei familiari delle vittime. <br />
Come se nulla fosse accaduto, o
come se ciò che è accaduto fosse riconducibile ad una follia temporanea,
ad una notte di bagordi, ad una scappatella.<br />
<br />
<i><b>Letto: febbraio 2010. </b></i></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-71918822475544536002013-06-28T12:30:00.004+02:002013-06-28T12:30:59.925+02:00"Vita e destino", di Vasilij Grossman<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijObXu3_vPdtrFi2oIRxwCeWvCKN2EFpo6pmNc386AqsQffwUsHm3SOReda9f5XtGbYds5VDNnbLH2x4h6CS6GEG22EFu3UJ5B0exvF70Q9NRWl-jj3GC2_ShShS6bq1kKou0bpTMPsUA/s252/vita+e+destino.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijObXu3_vPdtrFi2oIRxwCeWvCKN2EFpo6pmNc386AqsQffwUsHm3SOReda9f5XtGbYds5VDNnbLH2x4h6CS6GEG22EFu3UJ5B0exvF70Q9NRWl-jj3GC2_ShShS6bq1kKou0bpTMPsUA/s252/vita+e+destino.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Ho impiegato molto tempo, a leggere questo libro: quasi quattro mesi, ma se li meritava tutti, perchè non poteva essere una lettura rapida o distratta.<br />E ho maledetto, in questo caso, la mia scelta di leggere il libro in versione digitale: l'ho infarcita di segnalibri virtuali, ma ho sofferto il non avere sotto mano e sotto gli occhi, in questi mesi, le ottocento pagine di carta per sottolineare, riprendere, risfogliare all'indietro.<br />Una vicenda così multidimensionale e complessa rivendica una lettura non sequenziale, non lineare: e paradossalmente è più facile praticarla sul cartaceo, riempiendolo di orecchie e segnalibri colorati che ti riportino più velocemente a rileggere quel che Grossman ha tessuto fin lì.<br />(Si, d'accordo, un ebook fatto come dio comanda aiuta senza dubbio a navigare tra le note: ma la fisicità e staticità delle pagine di carta fornisce, da un lato, un riferimento direi topografico e fotografico utile in una simile complessità e, dall'altro, se pur esile come lo spessore delle pagine stesse, una ulteriore dimensione di profondità che in questo caso si rivela necessaria, come nello studio di un saggio - fine della parentesi).<br />Molti sono gli scenari, e decine i personaggi (tra cui moltissimi quelli storici e reali), le cui vicende si estendono a raggiera avendo come punto di partenza la famiglia del fisico Štrum nel periodo storico in cui si svolge la battaglia di Stalingrado.<br />Stalingrado, dunque, ma anche i campi di concentramento nazisti, i gulag sovietici, la Lubjanka, una centrale elettrica, i luoghi dello sfollamento... <br />Grossman ad esempio ci conduce, dopo un lungo e terribile viaggio in treno merci, per mano a una donna e ad un bambino fin dentro la camera a gas nel momento fatale, nonostante la nostra disperata preghiera che si fermi prima, che ci grazi, che ci risparmi; o ci fa seguire alla Lubjanka l'interrogatorio di Krymov, bolscevico di ferro che nel '37 partecipò attivamente, con le proprie delazioni, alla feroce purga staliniana: e ora si ritrova davanti un "cittadino istruttore" che lo accusa di tradimento; o ci fa vivere la quotidianità nella postazione russa "casa 6/1" assediata dall'artiglieria nazista, o l'attacco dei carristi sovietici...<br /><br />Nelle vicende raccontate, Grossman si ferma spesso a compiere riflessioni sull'uomo, sul male, sul destino: alcune banali, molte altre semplicemente indimenticabili.<br /><br />Trattasi dunque di libro denso, complesso, importante, ed in un certo senso desolante: ma sicuramente da rileggere.<br />(Vi perderete, come ho fatto io, tra i mille cognomi sovietici che vi suoneranno simili e i nomi propri che cambiano a seconda del grado di confidenza di chi li pronuncia: farsi una mappa cammin leggendo non è affatto una cattiva idea; alla seconda lettura sarò meno impreparato!).<br /><br />Ah, dimenticavo: questa esperienza mi fa dire che "Guerra e pace" lo leggerò su carta.<br /><br />(Invece, come dissi altrove, "Don Chisciotte" di Cervantes che ha migliaia di note ma un flusso che non richiede troppe navigazioni iperspaziali, su ebook è molto più fruibile che su carta...)</div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b><br /></b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>Letto tra marzo e giugno 2013</b></i>.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-77650750566003308742013-03-29T14:31:00.002+01:002013-04-02T13:11:02.266+02:00"Atlante della corruzione", di Alberto Vannucci<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjB3BWyFyGQEv91djGFIcDkEsICAEXOek4HJcIfv5iDw6b-Oxbqs5U28dqkXmn4rC-aof0PORNM0vlHVYvOMSCo0hvSa5kkLg_XXdPpr5ezkEXOQ7FoUzlCqb0zInT5b5_H4R4WPYjVCeM/s1600/Atlante+della+corruzione+-+Vannucci.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjB3BWyFyGQEv91djGFIcDkEsICAEXOek4HJcIfv5iDw6b-Oxbqs5U28dqkXmn4rC-aof0PORNM0vlHVYvOMSCo0hvSa5kkLg_XXdPpr5ezkEXOQ7FoUzlCqb0zInT5b5_H4R4WPYjVCeM/s320/Atlante+della+corruzione+-+Vannucci.jpeg" width="214" /></a></div>
<div class="comment_full ">
<i>“Un libro che ogni grillino dovrebbe leggere prima di digitare scemenze sul web!” (Luposelvatico)</i><br />
<br />
<i> </i> <br />
<div style="text-align: justify;">
Beh, quando uno prende deliberatamente in mano un libro che si intitola
“Atlante della Corruzione”, ed è edito dal Gruppo Abele, sa che poi non
può lamentarsi della propria condizione psicologica post-lettura. </div>
<div style="text-align: justify;">
Però è un libro al fondo del quale ci sono note di ottimismo. Un paese
normale, se lo decide, PUO' vincere la corruzione. (Ecco, lo so che noi
non c'entriamo granchè con un paese normale, ma sapere che altrove
esistono è comunque confortante.)</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Allora, primo messaggio che trasmette il libro (e che giustifica l'incipit della recensione): <b>levarsi dalla testa l'idea che, in Italia, esista una società civile onesta contrapposta ad una società politica corrotta.</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b> </b> </div>
<div style="text-align: justify;">
La corruzione, in questo paese, è diventata pervasiva a tutti i livelli. </div>
<div style="text-align: justify;">
Se quasi un italiano su cinque (17%, contro il 9% in Europa) risponde
affermativamente, nel 2009, alla domanda “qualcuno negli ultimi 12 mesi
vi ha chiesto o si aspettava che gli pagaste una tangente”, non c'è da
gioire per la fortuna degli altri quattro. </div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
E' che, semplicemente,
“l'asticella” della nostra percezione della corruzione è posta ormai
talmente in alto da non considerare più come “corruzione” quelle piccole
violazioni quotidiane della legalità a cui nessuno di noi riesce
davvero a sottrarsi completamente, a meno di non porsi in una condizione
di conflitto permanente con l'universo (lo scontrino non rilasciato, la
ricevuta gonfiata dal tassista, ecc...) </div>
<div style="text-align: justify;">
Il libro esamina in
modo approfondito, in capitoli dedicati e ben documentati con numerosi
esempi e pezze di appoggio (intercettazioni, articoli...), tutte le
dimensioni della corruzione: il “che cosa”, il “chi”, il “quanto”, il
“perchè”, il “come”, il “dopo”... </div>
<div style="text-align: justify;">
Arrivati sfiancati e distrutti
fin qui, per fortuna c'è l'ultimo capitolo, il “che fare”, che dona un
po' di speranza, raccontando come la corruzione sia stata di fatto
ridotta ai minimi termini in stati come Singapore e Hong Kong (e persino
– udite udite – in Georgia), che fino al 2000 correvano a fianco a noi
verso il vergognoso traguardo di nazioni più corrotte del mondo. </div>
<div style="text-align: justify;">
Ah, dimenticavo...questo libro va letto anche se siete dei farabutti. </div>
<div style="text-align: justify;">
Perchè vi rivelerà che, dopo Mani Pulite (come hanno detto in modo
sconsolato Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo), il sistema
corruttorio ha semplicemente subito una evoluzione darwiniana, e gli
elementi che vi partecipano (sempre di più) giocano con un sistema
decisamente più raffinato di quando ci si metteva le mazzette nelle
mutande, ed oggi vincono SEMPRE. </div>
<div style="text-align: justify;">
Qualche numero: le persone
denunciate per corruzione in Italia nel 2010 sono state 1200 (il picco è
stato con Mani Pulite, 3000 persone denunciate nei primi anni dopo il
1992). </div>
<div style="text-align: justify;">
Per i reati di corruzione, dopo numerosi interventi di
tipo “garantista” contro “gli orribili vizi inquisitori delle toghe
rosse”, la prescrizione varia tra i 6 e gli 8 anni, mentre la durata
media di un processo penale in Italia è di 4 anni, più i tempi delle
indagini preliminari che vanno da 6 mesi a 2 anni. </div>
<div style="text-align: justify;">
<b><i>"Nel
peggiore dei casi, allora, l'azzeramento dei processi è certo anche
quando l'atto di corruzione viene denunciato nel medesimo momento in cui
viene commesso; nel migliore, può comunque dormire sonni tranquilli chi
ha trafficato con le tangenti soltanto due anni prima dell'inizio
dell'inchiesta."</i></b> </div>
<div style="text-align: justify;">
Questo spiega come mai le condanne per corruzione in Italia sono scese dalle 1700 del 1996 alle 332 del 2010. </div>
<div style="text-align: justify;">
Tra i condannati, inoltre, il 98% incorre in condanne inferiori ai 2
anni, e non sconta un solo giorno di carcere grazie alle misure
alternative. </div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Tirando le somme, a finire davvero in galera per corruzione in Italia sono...più o meno 6 fessi all'anno, non di più.</b> </div>
<div style="text-align: justify;">
Che, evidentemente, meritano la galera più per la loro fesseria che per quello che hanno fatto. </div>
<div style="text-align: justify;">
Cavolo, lo Stato vi concede TUTTE le possibilità di scamparla e voi non
ci riuscite...siete così fessi che meritereste l'ERGASTOLO!!!!</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>Letto a marzo 2013 </b></i><br />
<br />
<i><b>P.S. per i gentle reader di questo blog, in omaggio la mappa mentale del libro realizzata da me medesimo...(cliccateci sopra per vederlo nella dimensione 640x480...)</b></i><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnW-AL-DxUC8FDPpRc8YQT_6T9wRL_q_D5ePBZd7ym4BJdnzHPv_cD0IyHwT52FVAS8XwnsLIilGGwvDhRU8M54Sct3jDLvciNegIkO1jGxAAhsgRbA_3Narw3WZdOHa9ztZHd8wQ7mxw/s1600/Atlante+della+corruzione+-+Alberto+Vannucci.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="290" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnW-AL-DxUC8FDPpRc8YQT_6T9wRL_q_D5ePBZd7ym4BJdnzHPv_cD0IyHwT52FVAS8XwnsLIilGGwvDhRU8M54Sct3jDLvciNegIkO1jGxAAhsgRbA_3Narw3WZdOHa9ztZHd8wQ7mxw/s400/Atlante+della+corruzione+-+Alberto+Vannucci.jpg" width="400" /></a></div>
</div>
</div>
Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-57499312399631840582013-03-07T12:16:00.001+01:002013-03-29T14:35:51.586+01:00"Il cinese", di Henning Mankell<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEKzktgn0yoVzVr9Yhfdo5QCpDts0TEYIVp_7xkPTiQCiLHsRxEZOFQmNvwXnaa7R5EF4PV2npNyyNXrQUAe7v2dp2H2ot47LU-lQ6u5H_sHOhNlHiG63N-ThApOof-5rWaaPen2u4vZQ/s1600/mankell+-+il+cinese.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEKzktgn0yoVzVr9Yhfdo5QCpDts0TEYIVp_7xkPTiQCiLHsRxEZOFQmNvwXnaa7R5EF4PV2npNyyNXrQUAe7v2dp2H2ot47LU-lQ6u5H_sHOhNlHiG63N-ThApOof-5rWaaPen2u4vZQ/s400/mankell+-+il+cinese.jpeg" width="257" /></a></div>
<h4 style="text-align: justify;">
Andrebbe distillato, come la grappa</h4>
<div class="comment_full ">
<div style="text-align: justify;">
Anticipo che leggere Mankell è COMUNQUE sempre un piacere. <br />
Ho dovuto giungere alla fine delle quasi 600 pagine nel giro di non più
di un paio di giorni: dilazionarne oltre la lettura sarebbe stato un
delitto:-). </div>
<div style="text-align: justify;">
Però questo romanzo andrebbe distillato, come la
grappa: mantenendo il cuore, e gettando via la testa e la coda, che non
convincono granchè. <br />
Ecco, ad un romanzo di 200 pagine che fosse
iniziato con la seconda parte ed avesse incluso una parte della terza,
avrei dato forse cinque stelline. <br />
L'inizio e la fine convincono davvero poco, devo dire. </div>
<div style="text-align: justify;">
La storia inizia con un massacro in un remoto villaggio della Svezia,
si sposta nel tempo (oltre 150 anni nel passato) e nello spazio seguendo
la vicenda tragica di tre fratelli cinesi in fuga dal loro villaggio,
di cui rimane un unico superstite dopo anni di schiavitù in America ed
un avventuroso ritorno in patria; rimbalza dalla Cina odierna all'Africa
che Mankell conosce bene (trascorrendo gran parte della sua esistenza
in Mozambico), ritorna in Svezia, ha l'epilogo a Londra, nonchè qualche
puntata in Danimarca. </div>
<div style="text-align: justify;">
Affascinanti e coinvolgenti (decisamente
la parte migliore del libro) le circa 100 pagine che descrivono
l'odissea di San e dei suoi fratelli: il rapimento a Canton come
schiavi, il tragico viaggio in nave fino in America, il lavoro durissimo
e pericoloso per la costruzione della ferrovia. Mankell descrive con
brutale efficacia il razzismo sadico, il disprezzo per cinesi e neri. E
la crudeltà del caposquadra, che sarà la ragione di una vendetta che si
dipanerà per secoli attraverso tre continenti. <br />
<a name='more'></a><br />
E poi il ritorno, la
missione cattolica svedese in Cina, le umiliazioni che portano San al
desiderio di vendetta, ed il bisogno di mettere per iscritto la propria
storia. </div>
<div style="text-align: justify;">
All'esterno di questa bellissima storia, la protagonista
principale, Birgitta, è un giudice svedese di mezza età, alle prese con
la disillusione sull'efficienza del sistema giudiziario e con la crisi
del proprio rapporto matrimoniale. </div>
<div style="text-align: justify;">
In un periodo confuso della
propria vita, entra casualmente in relazione con la strage (19 morti)
scoprendo che due degli assassinati erano genitori adottivi della
propria madre. <br />
Questa è la ragione per cui inizia una sorta di
indagine personale, in concomitanza e spesso in concorrenza con quella
ufficiale, che la porterà fino in Cina, e la renderà obiettivo visibile
di chi ha ordinato la strage. </div>
<div style="text-align: justify;">
Sono troppe, però, le cose poco
convincenti che Mankell dissemina nella vicenda, seconda la mia opinione
di modesto lettore di gialli. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>*** ATTENZIONE!!! *** <br /> Da
qui in poi si spoilerizza di brutto rivelando un sacco di punti
importanti della vicenda. Se siete intenzionati a leggere il libro NON
ANDATE OLTRE e fermatevi qui. </b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><br /> </b> </div>
<div style="text-align: justify;">
Proseguite a leggere? Ok, io vi ho avvisati.:-) </div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>L'arma.</b> <br />
Dunque, un killer cinese giunge da Pechino fino ad un remoto villaggio
della Svezia portando con sè una spada giapponese degli anni Trenta del
secolo scorso, affilatissima. Possibile che nessuno, in nessun
aereoporto, in nessun trasferimento, si insospettisca per il porto di
un'arma così visibile? </div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>La strage.</b> <br />
In una sera di
gennaio 2006, il killer giunge (come? Mankell non lo dice) nel villaggio
in cui deve compiere la vendetta. Attende che le luci si spengano, e
poi passa di casa in casa a compiere la mattanza, affettando,
sventrando, mutilando 19 persone (a volte legandole insieme!) tra cui un
bambino. Possibile che riesca a compiere una cosa del genere senza che
le urla delle prime vittime mettano in allarme i vicini? Non solo. Nel
villaggio sopravvivono una sorta di coppia hippie (usata da Mankell al
solo scopo di raccontare agli investigatori qualche informazione sul
villaggio) e una anziana svanita.Non c'è nessuna ragionevolezza in
questa "sopravvivenza" (un killer può permettersi di lasciare vivi
possibili testimoni?), nè si capisce come i due non si siano accorti di
nulla. E' impossibile che un macello simile si compia per ore in
assoluto silenzio. <br />
Quando si descrive il killer che si appresta -
mentre inizia a nevicare - ad entrare nelle prime case, non risulta che
abbia una piantina od una mappa che gli consenta di decidere se e come
salvare qualcuno. </div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Le tracce.</b> <br />
E poi? Dopo un simile
massacro, immagino che il killer si trovi completamenta lordato di
sangue e con il problema di liberarsi di un'arma anch'essa insanguinata.
E' vero che la sera della strage sta nevicando, ma da qualche parte
costui doveva avere un mezzo per andarsene ed un punto di appoggio in
cui tornare a lavarsi, cambiarsi, cancellare le tracce. <br />
Io avrei
cercato ovunque vestiti sporchi di sangue, l'arma del delitto, avrei
interrogato tutti gli albergatori dei dintorni, avrei controllato le
auto a noleggio o abbandonate per trovarvi tracce di sangue... <br />
Beh,
la polizia svedese sembra non fare nulla di tutto questo. Prima si
interessa ad un nastro rosso trovato sulla neve (unico indizio...nessuna
altra traccia? possibile?), ma appena Birgitta ne scopre la provenienza
(la lampada di un ristorante cinese della zona) la polizia se ne
disinteressa. </div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>La cameriera del ristorante cinese.</b> <br />
E'
improbabile trovare in chiunque una simile disponibilità a rispondere a
qualsiasi domanda le porga Birgitta, che non si qualifica nemmeno.
Invece costei le telefona persino a casa per dirle quel che le
interessa. Il modo in cui Birgitta ottiene le informazioni è troppo
lineare, semplice e non credibile. </div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Il ragazzino.</b> <br />
Più
volte, nel romanzo, Mankell evidenzia come all'unico ragazzino presente
tra le vittime (tutte anziane) l'assassino abbia riservato un
trattamento diverso nel dargli la morte, quasi "più rispettoso". Ci si
aspetta dunque una spiegazione di questo, che sembra un fatto rilevante.
Invece, da un certo punto in poi la questione viene semplicemente
abbandonata senza spiegazioni. </div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Il proprietario dell'hotel.</b> <br />
Incredibile che la polizia non lo interroghi (ma la polizia fa - o non
fa - troppe cose incredibili, in questa storia). Incredibile che sia
così disponibile, anch'egli, a dare notizie e materiale video (che è
incredibile che ci sia:-)) ad una perfetta sconosciuta. </div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>L'assassinio di Hong in Zimbabwe.</b> <br />
Quando il cattivone (Ya Ru) decide di eliminare la sorella, con cui
dissente sul tema del tradimento dei vecchi ideali, la manda a "vedere
predatori e prede che si abbeverano insieme" con un autista ed una jeep.
<br />
Mentre sono in loco, lui arriva con il suo fedelissimo (quello
inviato a far la strage in Svezia) ed ammazzano l'autista ("portandogli
via mezza faccia") e la povera Hong con armi da fuoco devastanti. Poi
rovesciano la jeep, la cospargono di benzina e gli danno fuoco per
simulare un incidente. Non pago, il cattivone ammazza il fedelissimo con
un colpo di mazza sulla nuca e buttandolo nel rogo. <br />
Ora, io
capisco che la polizia dello Zimbabwe possa essere inefficiente e
corrotta. Ma se ammazzano una componente di una delegazione ufficiale
cinese, come è possibile che non venga fatta una minima inchiesta, una
autopsia sui corpi (che ne attesti la morte per cause violente
precedenti al rogo), e non vengano viste le tracce di un altro mezzo
sospettamente vicino a quello che ha avuto l'incidente? <br />
Anche
ammazzare il proprio fedelissimo con più colpi di mazza di ferro alla
nuca deve pur lasciare qualche traccia visibile sul mezzo che userai per
tornare, no? <br />
Ancora. Hong e l'autista vanno sul luogo con una
jeep, percorrendo una strada che è solo "una traccia sul suolo arido":
Hong, sul sedile posteriore, deve fare "attenzione ai rami spinosi degli
alberi bassi". <br />
Beh, l'assassino ed il suo fedelissimo invece arrivano sullo stesso luogo semplicemente...in auto. Mah! </div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>A Londra.</b> <br />
Birgitta, che non si fida di Ho, non vuole dirle esattamente in quale
albergo ha preso alloggio (diffidenza che rischia di costarle la vita).E
quindi? Le dà il nome dell'albergo...di fianco a quello giusto! Che
genio... <br />
Chi salva Birgitta dal cattivone (che, intanto, si muove
sul suo jet privato tra Stoccolma, Copenaghen e Londra senza problema
alcuno)? Il figlio di Hong: che compare d'improvviso, giusto come un
coniglio dal cilindro, solo per salvarla. Dopo dice due scemenze, e di
fatto scompare dalla storia. Presenza pretestuosa e poco credibile,
proprio come la coppia sopravvissuta alla strage nel villaggio svedese. </div>
<div style="text-align: justify;">
Altre incongruenze e cose poco credibili sono sparse un po' ovunque
nella vicenda (nel viaggio in Cina di Birgitta, ad esempio). </div>
<div style="text-align: justify;">
Ci
sono comunque altre cose notevoli e positive, nel romanzo, oltre alle
meravigliose 100 pagine di cui ho già detto, tra cui la descrizione
della Cina odierna e delle sue contraddizioni (ma se è questo che vi
interessa davvero, uno qualsiasi dei quattro romanzi di Qiu Xiaolong
tradotti in italiano può darvi molto di più), ed il rapporto tra Cina ed
Africa. </div>
<div style="text-align: justify;">
Insomma: se riuscite a non porvi troppe domande mentre
lo leggete (è un esercizio che io ho fatto solo dopo:-)) "Il cinese"
resta un libro godibile. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Mankell is Mankell! </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>Letto: settembre 2010 </b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<ul class="feedback feedback_block" id="214668">
<li class="content">
No, dissento! Mankell was Mankell; adesso non so più chi sia, questo
scrittore che assembla fatti e personaggi come pescando a caso, tanto
vende lo stesso.<br />Questo libro è ontologicamente una ciofeca: che
importano due o tre spunti ben scritti? E ci mancherebbe, che cercando
con il bastoncino del rabdomante, qualche bella pagina non si trovi! <br />La
coniugazione della Cina atavica, del Far West e della Svezia odierna è
proprio raccogliticcia; il movente della strage è francamente
pretestuoso; la detective si intestardisce su particolari insulsi (il
nastrino mi fa venire in mente la falange espulsa da un cane in un parco
di Parigi, che un evangelista subito raccoglie e decifra: il peggiore
giallo della pur brava Fred Vargas, "Un po' più in là sulla destra"); il
cattivone onnipotente sembra uscito dai fumetti della Marvel.<br />Sono delusa del cinese, ma anche da "Piramide" e "L'uomo che rideva". <br />Scusa lo sfogo! Ciao <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/gaglioz/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=015a77412c74992797&sub=0&time=1259343731" width="24" /></a>
<a href="http://www.anobii.com/gaglioz/books" title="See shelf of Gaglioz">Gaglioz</a> ha detto il Sep 10, 2010<span class="options"><a class="remove" href="http://www.anobii.com/libridellupo/books#"></a>
</span>
</li>
</ul>
<ul class="feedback feedback_block" id="214806">
<li class="content">
Urca, ed io che pensavo di esserci andato giù pesantino:-))) <br />
</li>
<li class="comment_details">
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<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=01f0c28b44ff727121&sub=0&time=1259849807" width="24" /></a>
<a href="http://www.anobii.com/libridellupo/books" title="See shelf of Luposelvatico">Luposelvatico</a> ha detto il Sep 11, 2010<span class="options"><a class="remove" href="http://www.anobii.com/libridellupo/books#"></a>
</span>
</li>
</ul>
<ul class="feedback feedback_block" id="216851">
<li class="content">
Sono un'innamorata delusa, ecco.<br />Ma bellissimi sono "Delitto di mezza estate", "La leonessa bianca" e "La quinta donna"; abbastanza bello "La falsa pista". <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/gaglioz/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=015a77412c74992797&sub=0&time=1259343731" width="24" /></a>
<a href="http://www.anobii.com/gaglioz/books" title="See shelf of Gaglioz">Gaglioz</a> ha detto il Sep 16, 2010<span class="options"><a class="remove" href="http://www.anobii.com/libridellupo/books#"></a>
</span>
</li>
</ul>
<ul class="feedback feedback_block" id="216856">
<li class="content">
"La leonessa bianca" è forse il migliore che ho letto sinora: gli
altri sono "Muro di fuoco" e "Assassino senza volto", oltre al
Wallander-free "Scarpe Italiane" (bello!): beh, piano piano li leggerò
comunque tutti...ma metto in priorità quelli che suggerisci tu!<br />(PS Grazie per il reinserimento!) <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/libridellupo/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=01f0c28b44ff727121&sub=0&time=1259849807" width="24" /></a>
<a href="http://www.anobii.com/libridellupo/books" title="See shelf of Luposelvatico">Luposelvatico</a> ha detto il Sep 16, 2010<span class="options"><a class="remove" href="http://www.anobii.com/libridellupo/books#"></a>
</span>
</li>
</ul>
<ul class="feedback feedback_block" id="218813">
<li class="content">
ho letto quasi tutto Mankell e i miei preferiti sono in ordine La
quinta donna , La leonessa bianca e il Ritorno del maestro di danza (
non c'é Wallander ma é bello ugualmente)<br />
dopo avervi letto ho paura di affrontare Il cinese :( <br />ma sono anche una che rischia...vi saprò dire :) <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/01ccf93df0ad8f1493/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=01ccf93df0ad8f1493&sub=0&time=1326821832" width="24" /></a>
<a href="http://www.anobii.com/01ccf93df0ad8f1493/books" title="See shelf of Merido">Merido</a> ha detto il Sep 21, 2010<span class="options"><a class="remove" href="http://www.anobii.com/libridellupo/books#"></a>
</span>
</li>
</ul>
<ul class="feedback feedback_block" id="218832">
<li class="content">
Oddio, è sempre Mankell, quindi il rischio è comunque limitato...:-) <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/libridellupo/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=01f0c28b44ff727121&sub=0&time=1259849807" width="24" /></a>
<a href="http://www.anobii.com/libridellupo/books" title="See shelf of Luposelvatico">Luposelvatico</a> ha detto il Sep 21, 2010<span class="options"><a class="remove" href="http://www.anobii.com/libridellupo/books#"></a>
</span>
</li>
</ul>
<ul class="feedback feedback_block" id="226068">
<li class="content">
Superba recensione, che sottoscrivo punto per punto!<br />Era il mio primo Menkell e nonostante tutto è stata una letture piacevole ed interessante. <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/palomar73/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=01c3a88a870f0d23b7&sub=0&time=1357115044" width="24" /></a>
<a href="http://www.anobii.com/palomar73/books" title="See shelf of Palomar73">Palomar73</a> ha detto il Oct 12, 2010</li>
</ul>
</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-7681762450152764052013-03-07T12:04:00.000+01:002013-03-29T14:36:21.204+01:00"Limbo", di Melania G. Mazzucco<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxx3ckVxslsihxI-SiHWyg3allzwg49S81bn13KaVjVIfDPeXbspn30T3zzBFIUBtoBaA-5zPhLD-iOVA11CvM1cNjodUIg5j-iTlqN3W06Z1zBWtaksXridQSrSxySd-RHMxzf8r-N6A/s1600/Mazzucco-Limbo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxx3ckVxslsihxI-SiHWyg3allzwg49S81bn13KaVjVIfDPeXbspn30T3zzBFIUBtoBaA-5zPhLD-iOVA11CvM1cNjodUIg5j-iTlqN3W06Z1zBWtaksXridQSrSxySd-RHMxzf8r-N6A/s400/Mazzucco-Limbo.jpg" width="253" /></a></div>
<div class="comment_full ">
<div style="text-align: justify;">
Un romanzo solido e di qualità: la Mazzucco è una garanzia. <br />
Sai che passerà anni a documentarsi, prima di scriverlo. <br />
Che non lascerà una sola parola imprecisa o approssimativa. <br />
Che di qualunque argomento scriverà, sarà credibile. <br />
Che ogni emozione ed ogni opinione saranno appoggiate su una base robusta di dati oggettivi, certi. <br />
E' questo che in fondo chiedo a chi fa questo bellissimo mestiere che è
scrivere: visto che puoi farlo per noi, che non abbiamo o non abbiamo
coltivato il talento, usa tu, scrittore, il tuo tempo ed il tuo talento
per farlo bene, per offrirci prodotti di buon artigianato e di alta
qualità. <br />
Comprerò allora il tuo libro, anche senza sorbirmi la tua
presenza ad un talk show: perchè so come lavori; perchè tra noi esiste
un consolidato rapporto di fiducia, che finora non ha mai tradito (e
poi, un libro sbagliato può anche capitare: ma non è mai stato il caso
della Mazzucco). <br />
<a name='more'></a><br />
Come dice il pittore Pordenone Montanari in una intervista: <i>"Ispirazione?
Un concetto romantico superato. Bisogna lavorare anche se non se ne ha
voglia. Nulla dias sine linea, dicevano gli antichi.Conta la disciplina.
L'eruzione istintuale è un caos primigenio che va governato con la
ragione. Un cerbero da bastonare, strozzare, tenere a freno."</i> </div>
<div style="text-align: justify;">
Questo romanzo incrocia due temi principali: la guerra in Afganistan e
**** (lo dico in fondo, così siete ancora in tempo a non sapere una cosa
che è importante nel finale), che fanno da sfondo all'intera vicenda.
Ma ogni filone secondario è curato, cesellato, ripulito e consegnato al
lettore in condizioni perfette. <br />
Il che non vuol affatto dire che
questo romanzo sia "senza anima": tutt'altro. C'è una umanità viva,
reale, palpitante, riconoscibile, e di nuovo credibile. <br />
Avete
presente "Acciaio" della Avallone, che si avvicinò a vincere lo Strega?
Avete presente l'Edoardo Nesi dello scorso anno, che lo vinse? Ecco, <b>questa per fortuna è tutt'altra cosa</b>, tutt'altro materiale. <br />
E' letteratura pregnante, soda, a cui ci si può afferrare come a solide
maniglie di ferro, ed in cui l'autore non è sempre lì a dirti: "eccomi
quaaaa!!! visto come son bravo bravissimoooo?? E mi hai visto in TV, che
figo che ero?". <br />
Capolavoro? No, onestamente no. Ma la Mazzucco sa
fare di più. Garantire che ogni sua riga è stata frutto di fatica, di
lavoro, di sforzo intellettuale autentico, di amore indiscusso per la
parola e la narrazione. <br />
La Mazzucco è, per la narrativa, quel che
il Tino Faussone de "La chiave a stella" di Primo Levi rappresenta per
il lavoro operaio specializzato. <br />
Scusate se è poco... </div>
<div style="text-align: justify;">
<b>****</b> <br />
no, ho deciso di non rivelare qual è il secondo filone che fa da sfondo
alla vicenda: sennò vi comprometterei la lettura del finale... </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>Letto;: maggio 2012 </b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<ul class="feedback feedback_block" id="436404">
<li class="content">
le solide maniglie dell'amore per provi per la Mazzucco, ecco. <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/gaglioz/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=015a77412c74992797&sub=0&time=1259343731" width="24" /></a>
<a href="http://www.anobii.com/gaglioz/books" title="See shelf of Gaglioz">Gaglioz</a> ha detto il Jun 3, 2012<span class="options"><a class="remove" href="http://www.anobii.com/libridellupo/books#"></a>
</span>
</li>
</ul>
<ul class="feedback feedback_block" id="436447">
<li class="content">
stavo per dirlo io, ma Gaglioz mi ha anticipato.... Brava, non c'è dubbio, ma non la mia preferita... :) <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/0100ac80679e352d86/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=0100ac80679e352d86&sub=0&time=1338906212" width="24" /></a>
<a href="http://www.anobii.com/0100ac80679e352d86/books" title="See shelf of Topkapi">Topkapi</a> ha detto il Jun 3, 2012<span class="options"><a class="remove" href="http://www.anobii.com/libridellupo/books#"></a>
</span>
</li>
</ul>
<ul class="feedback feedback_block" id="436698">
<li class="content">
E vabbè, ammetto di essere un po' di parte:-) <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/libridellupo/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=01f0c28b44ff727121&sub=0&time=1259849807" width="24" /></a>
<a href="http://www.anobii.com/libridellupo/books" title="See shelf of Luposelvatico">Luposelvatico</a> ha detto il Jun 4, 2012<span class="options"><a class="remove" href="http://www.anobii.com/libridellupo/books#"></a>
</span>
</li>
</ul>
<ul class="feedback feedback_block" id="437218">
<li class="content">
la adoro la mazzucco. Vorrei vedere la sua chioma riccia più spesso,
ma sono contenta che non sia una presenzialista come molti (troppi)
sedicenti scrittori. Grazie per il tuo commento: è sempre un piacere
leggere le tue riflessioni lucide. <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/0197624f5651563512/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=0197624f5651563512&sub=0&time=1201253618" width="24" /></a>
<a href="http://www.anobii.com/0197624f5651563512/books" title="See shelf of Nuvola">Nuvola</a> ha detto il Jun 5, 2012<span class="options"><a class="remove" href="http://www.anobii.com/libridellupo/books#"></a>
</span>
</li>
</ul>
<ul class="feedback feedback_block" id="437871">
<li class="content">
Ecco, mi ritrovo nelle tue parole. Un'autrice che si documenta. Da
sempre la stessa impressione anche a me. Non è una che improvvisa. io lo
sto per terminare :) <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/micheladefilio/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=0152df5eb8cc1f64cb&sub=0&time=1348604096" width="24" /></a>
<a href="http://www.anobii.com/micheladefilio/books" title="See shelf of ღMichelaღ">ღMichelaღ</a> ha detto il Jun 7, 2012</li>
</ul>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-91964622823226557712013-03-07T11:48:00.002+01:002013-03-07T11:50:21.338+01:00"Traditori di tutti", Giorgio Scerbanenco<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjr7sw3Srrem6uqGUS4yxmV2Xd8NPJF8ymyhkO50eszAtwqNHp_Cwm0iUQ_Y6DBK6v8srnConetwyPz8xj6tTzjMhWzj8y0P4aKw1CTY5SVA-Mb-n1COUsLunAVWQGgqL5AsFI2IE5M7x4/s1600/scerbanenco+-+traditori+di+tutti.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjr7sw3Srrem6uqGUS4yxmV2Xd8NPJF8ymyhkO50eszAtwqNHp_Cwm0iUQ_Y6DBK6v8srnConetwyPz8xj6tTzjMhWzj8y0P4aKw1CTY5SVA-Mb-n1COUsLunAVWQGgqL5AsFI2IE5M7x4/s400/scerbanenco+-+traditori+di+tutti.jpeg" width="265" /></a></div>
<h4 style="text-align: justify;">
Della gelida fine di Ulrico Brambilla e di altre nefandezze</h4>
<div class="comment_full ">
<div style="text-align: justify;">
<i>"Tradivano tutti, la madre sul letto di morte, e la figlia
in clinica parto, vendevano il marito e la moglie, l'amico e l'amante,
la sorella e il fratello, ammazzavano chiunque per mille lire e
tradivano chiunque per un gelato, non occorreva neppure picchiarli,
bastava frugare nel fondo melmoso della loro personalità, e veniva fuori
vigliaccheria, canaglieria, tradimento."</i> </div>
<div style="text-align: justify;">
"Effetto Carlotto", anche se siamo a Milano negli sessanta e non nel contemporaneo Nordest. </div>
<div style="text-align: justify;">
La seconda avventura di Duca Lamberti si svolge nella parte marcia di
Milano (quando, bei tempi, la criminalità e la politica non erano ancora
così strettamente intrecciate) percorsa da Alfette urlanti e taxi Fiat
Multipla (quella derivata dalla 600, cioè questa qui: <a href="http://www.boogerballs.com/Fiat_05.htm" rel="nofollow" target="new_win">http://www.boogerballs.com/Fiat_05.htm</a> ), con le telefonate in teleselezione (riconoscibili dal ticchettio) tra Milano e Inverigo... </div>
<div style="text-align: justify;">
Mercanti d'armi, avvocati lerci, pupe tipo "Segretaria del sindacato
omicidi", vecchi gestori di ristoranti ricattati dalla mala, ragazze
americane in cerca di vendetta. </div>
<div style="text-align: justify;">
Improbabili imenoplastiche, e poco
credibili omicidi multipli con identiche cadute d'auto nei canali; nomi
improbabili (Ulrico Brambilla??:-) </div>
<div style="text-align: justify;">
Se si sorvola su alcuni
dettagli un po' forzati, e si evitano i momenti meno felici in cui Duca
indugia a riflettere un po' moralisticamente sul mondo, è un noir che
sostiene la tensione e trattiene l'attenzione fino alla fine.</div>
<br />
<i><b>Letto: marzo 2012 </b></i></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-1129411811920353332013-03-07T11:44:00.002+01:002013-03-07T11:51:45.618+01:00"I ragazzi del massacro", di Giorgio Scerbanenco<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXq8J0ix7_t_3ueaNOeyDEHaAmYufvz29Uut8mplkQm9Y1C69ewFHx5bECGCWj5mv_lg70Kn2RvcDF2U0zzD10MYOog0b0GcCNcjr_OxelVemkNKPSA2YscEUKbETuxGct7ASYHAQm4PE/s1600/scerbanenco+-+i+ragazzi+del+massacro.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXq8J0ix7_t_3ueaNOeyDEHaAmYufvz29Uut8mplkQm9Y1C69ewFHx5bECGCWj5mv_lg70Kn2RvcDF2U0zzD10MYOog0b0GcCNcjr_OxelVemkNKPSA2YscEUKbETuxGct7ASYHAQm4PE/s400/scerbanenco+-+i+ragazzi+del+massacro.jpeg" width="250" /></a></div>
<h4 style="text-align: justify;">
Speranza zero...</h4>
<div class="comment_full ">
<div style="text-align: justify;">
...in questa Milano nera che Scerbanenco descrive quasi da
lontano, in modo asettico, antiemozionale. (Ma con scrittura assai più
ricca di quella di Carlotto, indubbiamente). </div>
<div style="text-align: justify;">
L'ultimo quarto del
libro è scritto malissimo, di fretta, via di corsa a chiudere, come se
per il finale gli fosse rimasta una notte e non ci fosse più il tempo di
rileggere, e tanto meno di riscrivere (peraltro siamo negli anni
sessanta, e chi diavolo ha voglia di rimetter mano a un centinaio di
pagine scritte a macchina e di getto?). </div>
<div style="text-align: justify;">
Comunque la storia ti
prende continuamente a cazzotti. Fa male, ma Scerbanenco non se ne
assume la responsabilità, come dicesse: io sono il cronista oggettivo di
questo mondo, non è colpa mia se fa schifo; non è colpa mia se il male
esiste, e se il bene può vincere solo alleandosi con il caso. </div>
<div style="text-align: justify;">
Il
linguaggio è fortemente datato, e legittimamente "politically
uncorrect": tenendolo presente, si evita il fastidio, e ci si adatta
alle categorie morali del tempo per comprendere lo sviluppo della
storia. </div>
<div style="text-align: justify;">
La ricostruzione del delitto su cui è incentrata la storia,
fatta da uno dei perduti e devastati giovini presenti al misfatto, ti
lascia come il giovane Alex di "Arancia Meccanica" dopo l'indigestione
di ultraviolenza visiva obbligatoria a cui viene sottoposto a fini
rieducativi: roba da farti venire la nausea al solo pensiero di dare un
buffetto a qualcuno. </div>
<div style="text-align: justify;">
Alla fine, è netta la sensazione di un talento di enormi dimensioni, rozzo e impetuoso come richiedono il genere e l'epoca. </div>
<div style="text-align: justify;">
Per chi ama il genere, direi che Scerbanenco è imprescindibile.</div>
<br />
<i><b>Letto: settembre 2011 </b></i></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-86006564353739666452013-02-19T11:57:00.001+01:002013-02-19T12:45:53.627+01:00"Le benevole", di Jonathan Littel<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhMO9UeJEUd_-BUTi8chYXdxOTB0cE0PE5bUIFVcPOg2xfyMn-l4djIQjAYh5uHLXOB18W2H1zk5KnOuLDGx8hw7PAVKqVthkaFWOq1m2u85H9ijFs0dgHn-dIlx_nv6q6BxPB8pPtndw/s1600/Le+benevole.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhMO9UeJEUd_-BUTi8chYXdxOTB0cE0PE5bUIFVcPOg2xfyMn-l4djIQjAYh5uHLXOB18W2H1zk5KnOuLDGx8hw7PAVKqVthkaFWOq1m2u85H9ijFs0dgHn-dIlx_nv6q6BxPB8pPtndw/s1600/Le+benevole.jpg" /></a></div>
<br />
<div class="comment_full " style="text-align: justify;">
Un libro sgradevole, impegnativo, difficile: ma se Littel non lo avesse scritto, ci mancherebbe qualcosa di fondamentale. <br />
Comprendo benissimo chi lo abbandona subito, o lungo il faticosissimo
percorso (su carta, siamo oltre le 900 pagine), schifato o (peggio)
orrificato dalle descrizioni dettagliatissime di tutti gli orrori della
seconda guerra mondiale. <br />
Dalla psiche del protagonista, dai suoi
deliri incestuosi o dai suoi sogni intricati; e dall'eccesso di
materiale organico emesso da ogni orifizio. <br />
Dalla minuziosa
descrizione della organizzazione burocratica del Terzo Reich (dopo il
terzo o quarto VattelaPeschenFurher ho deciso di non cercare più di
capire, e accontentarmi di capire le gerarchie relative del momento). <br />
Dalle lunghissime (e per me affascinanti) dissertazioni di carattere
linguistico e antropologico, che permettono di comprendere le basi e lo
sviluppo (e anche la fragilità strutturale) della antropologia razziale
nazista. <br />
E' un libro che sfida il lettore, apertamente e
brutalmente, sin dalle prime pagine, senza infingimenti: se si decide di
accettarla, la sfida è coinvolgente al limite della devastazione
interiore. <br />
Perchè Maximilian Aue, l'ufficiale delle SS con il
quale percorriamo la terribile strada che porta dall'offensiva nazista
sul fronte orientale al tracollo del Reich, è sì paranoico e segnato da
un'infanzia che definiremmo "traumatica", ma è colto, intelligente,
amante della musica e della letteratura, capace di dubbi, e di violente
crisi iniziali (psicosomatizzate e descritte senza lasciar nulla
all'immaginazione) rispetto a quel che accade. <br />
E dunque
affascinante, seducente: eppure convintamente nazionalsocialista,
razionalmente dalla parte di un progetto che - rivoluzionario rispetto
alla decadenza dell'Europa dell'inizio del XX secolo - include
volutamente e scientificamente, nei suoi mezzi, l'uso del Male. <br />
Ma, ragiona Aue, non è stato così per ogni grande progetto di creazione o rifacimento di una nazione o di un impero? <br />
Le avventure coloniali dei Belgi, dei Francesi e degli Inglesi
(soprattutto all'inizio) non furono meramente storie di massacri
indiscriminati nei confronti di chi veniva ritenuto a priori
sacrificabile o inutile o nemico rispetto al progetto? <br />
Lo "spazio
vitale" su cui si basava la costruzione degli Stati Uniti d'America non
fu sottratto con la forza ai Nativi americani, di fatto annientandoli? <br />
Non fece lo stesso l'Unione Sovietica con i kulaki? <br />
Ma i paesi vincitori della Seconda Guerra Mondiale, soprattutto
l'Unione Sovietica che pagò il prezzo di milioni di morti nella lotta
contro la Germania, in quanto vincitori furono assolti anche dal loro
passato. <br />
Se il nazismo avesse vinto, probabilmente un ventennio
dopo ci si sarebbe dimenticati dell'olocausto, o lo si sarebbe
considerato un "errore" all'interno di un percorso "giusto" in quanto
vincente, chissà... <br />
D'altronde, quale paese - europeo o no - si
offrì di ospitare gli ebrei sul proprio territorio, quando fu chiaro che
i nazisti intendevano sterminarli tutti, resasi impossibile, dal loro
malatissimo punto di vista, ogni alternativa di emigrazione forzata
verso territori solo "juden" da un territorio del Reich sempre più
vasto? <br />
Il giudizio su questi grandi movimenti della Storia,
infatti, viene dato a posteriori solo sulla base della vittoria o della
sconfitta dello stesso. <br />
Non solo. Il singolo individuo, all'interno
di questi fenomeni, non ha di fatto possibilità di scelta reale, perchè
al di fuori del binomio carnefice-vittima non ci sono più spazi. Perchè
l'umano, in questi casi, include appieno l'inumano. <br />
Se il tuo
paese ha deciso, con una tale forza e mettendo in piedi una simile,
complessa macchina organizzativa (che disegna ogni ruolo come
sufficientemente privo di responsabilità rispetto al disegno globale),
che devi partecipare ad una operazione che prevede lo sterminio di altre
persone; se partecipare al progetto ti rende bravo e meritevole
cittadino, mentre non partecipare comporta l'ostracismo sociale e la
morte; ecco, TU FARAI quello che ti viene chiesto (a meno che tu non
abbia valori così forti - religiosi, politici - da essere predominanti
rispetto a quelli del tuo paese, che ti portano a sfidare la morte). <br />
Non solo lo farai, ma lo riterrai NORMALE, magari dopo una piccola fase di adattamento alla nuova situazione. <br />
Questo libro, su questo aspetto, ti prende sonoramente a schiaffi. <br />
Sarai diverso da quei piccoli soldati comuni tedeschi che, tornati dal
fronte dopo aver partecipato ad una Aktion e sparato in testa a vecchi,
donne e bambini, vanno a casa e accarezzano i loro figli, fanno l'amore
con la propria moglie e sorridono e parlano di banalità dinanzi ad una
modesta cena? <br />
O quello è un uomo come te, in fondo, e nelle stesso condizioni ti comporterai allo stesso modo? <br />
Lo confesso: a questa domanda, ho una paura folle di rispondere. Temo che non darei una risposta sincera. <br />
E la paura di rispondere a questa domanda mi porta ad un'altra
considerazione: è necessario disarmare il linguaggio, controllarlo,
evitare che esso includa e veicoli l'idea che ci siano altre persone che
contino meno di noi, che siano "peggiori" di noi, che possano essere un
giorno considerate "inutili, pericolose, nemiche". <br />
(E in questo mi
fanno paura la Lega ed anche, diciamolo, il Beppe Grillo, che della
violenza verbale fa il suo marchio di fabbrica). <br />
Bisogna tenersi
lontani da qualsiasi tentazione guerrafondaia, sempre, ed anche dagli
embrioni del pensiero che cerca un "nemico": comitati antiqualcuno,
casepound, portatori di verità assolute... <br />
Perchè se li lascia
crescere, se non li si combatte, si rischia sempre, un giorno di dover
puntare una pistola alla tempia o un machete alla gola di un nuovo
"nemico". <br />
E, nel 1932, per dire, nessun cittadino tedesco pensava nemmeno lontanamente di doverlo fare, di li a qualche anno. <br />
Ultima considerazione: Littel è uno scrittore francoamericano, non conosce il tedesco e il libro lo ha scritto in francese. <br />
Per scrivere questo libro, ha studiato per anni, e questo risalta da
ogni frase del libro, soprattutto da quelle in cui al primo istante non
ci capisci un'ostia:-): e quando la letteratura si costruisce su
fondamenta conoscitive così forti, a tremila metri sopra un Moccia
qualsiasi, il lettore non può far altro che inchinarsi umilmente di
fronte all'impegno ed alla volontà fortissima di creare, qualunque sia
il suo giudizio personale sull'opera. <br />
(E' lo stesso motivo per
cui adoro, qui da noi, la Mazzucco: ogni suo libro è frutto di uno
studio approfondito, che non lascia nulla al caso, che cura
minuziosamente i dettagli e che può durare un decennio, come nel caso
del libro sul Tintoretto. <br />
Questi sono i casi in cui mi sembra
giusto comprarli, i libri, per consentire allo scrittore di fare bene un
mestiere - perchè scrivere così è un mestiere serio e reale - che porta
benefici - di conoscenza, di approfondimento - a tutta la società).<br />
<br />
<i><b>Letto tra l'11 e il 18 febbraio 2013.</b></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTsjJPLcT_CrZV0MTM4DUq6O4GZzsj62bb6yOe_Oa9U4HrfZ4E-pNgpbN-9sctoh9FJjXdgVUDbHCC8ZfLZTAZ6CQPa17FO-bq0mEIsdDtEKDIACD230uVO7wkM7LLLFDUyTVqrCfybzs/s1600/le+benevole2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><br /></a></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-48200101102862727932013-01-18T16:50:00.001+01:002013-01-18T16:52:14.554+01:00"Il Re Bianco", di Gyorgy Dragoman<!--[if !mso]>
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<br />
<h3>
<a href="http://luposelvatico.blogspot.it/2009/05/la-romania-che-non-conoscevamo.html">La
Romania che non conoscevamo</a> </h3>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjoSl7-eACc6mXCSWBa57ij2jAaHnf5g4Y6craWk4ap_YidDsFbIteWYCbM6LSfO5PtsU5hTZFW4ptDIW0-r2BcfJ3g0jQTrbjm7uHxeIbJ55KtOiywIf0G5zVN0V9p1yu2lC4-AmVo8Y/s1600/Il+Re+Bianco.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjoSl7-eACc6mXCSWBa57ij2jAaHnf5g4Y6craWk4ap_YidDsFbIteWYCbM6LSfO5PtsU5hTZFW4ptDIW0-r2BcfJ3g0jQTrbjm7uHxeIbJ55KtOiywIf0G5zVN0V9p1yu2lC4-AmVo8Y/s1600/Il+Re+Bianco.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia;">Se innumerevoli sono le testimonianze letterarie
disponibili su come si viveva nel totalitarismo sovietico ( e più che alla
penna di Solgenitsin penso allo sguardo dissacrante di Viktor Pelevin</span><span style="font-family: Georgia;">, di cui è doveroso leggere
lo splendido "Omon Ra"), ben più difficile - prima dell'avvento di Herta Muller - era avere testimonianze su
come si viveva negli stati satelliti di quell'impero, ed in particolare in
quello dominato dal delirante Ceausescu</span><span style="font-family: Georgia;">
(nel quale, ripensandoci oggi, dobbiamo riconoscere innumerevoli e inquietanti
tratti preberlusconiani: dal culto della personalità alla volontà di controllo
totale del pensiero e della vita dei governati, dal mito delle "new
town" - con conseguente deportazione forzata dalle campagne -
all'insofferenza per qualsiasi tipo di critica).<br />
Vi consiglio la lettura, a questo proposito, di </span><a href="http://www.liberonweb.com/asp/libro.asp?ISBN=8806191284"><span style="font-family: Georgia;">"Il Re Bianco", di Gyorgy Dragoman</span></a><span style="font-family: Georgia;">: è il suo primo romanzo pubblicato in Italia (da
Einaudi). Nato nel 1973 in Romania, esponente della minoranza ungherese
perseguitata dal regime, Dragoman vive in Ungheria dal 1988.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Georgia;">La vicenda si svolge in una città imprecisata
della Romania, e la presenza di un episodio in cui si parla dell'incidente di
Chernobyl la colloca temporalmente nella seconda metà degli anni Ottanta.</span><br />
<span style="font-family: Georgia;">Dzsata ha undici anni, quando gli agenti
della Securitate, sotto le vesti di compagni di lavoro, portano via da casa suo
padre.</span><br />
<span style="font-family: Georgia;">Il ritorno del padre, previsto entro una
settimana, subisce ritardi sempre più ingiustificabili, fino a quando diventa
chiaro che non si trattava di "lavoro", ma di "lavori
forzati": per aver firmato un manifesto contro il regime, è stato mandato
a scavare il </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Canale_Danubio-Mar_Nero"><span style="font-family: Georgia;">Canale tra il Danubio ed il Mar Nero</span></a><span style="font-family: Georgia;">, soprannominato il "Canale dei Morti" a
causa del sacrificio di migliaia di prigionieri politici morti a causa delle
massacranti condizioni di lavoro.</span><br />
<span style="font-family: Georgia;">La madre di Dzsata è ebrea, ed è odiata dal
suocero che - a causa della "sovversione" del figlio, che considerano
istigata da lei - perde repentinamente la condizione di potente elemento della
nomenklatura cittadina del Partito: la vita di tutti si fa difficile, ma Dzsata
tenta di proteggere la madre, di non darle altri pensieri oltre a quelli
-devastanti - legati alla scomparsa del marito.</span><br />
<span style="font-family: Georgia;">Anche lo stesso Dzsata, in quanto figlio di
un elemento politicamente inaffidabile, vive la sua esclusione ufficiale dalle
strutture giovanili previste dal Partito, salvo esservi ammesso
clandestinamente quando le sue qualità sportive diventano utili.</span><br />
<span style="font-family: Georgia;">Dzsata vive la sua vita di ragazzino in una
società dominata dalla crudeltà e dalla violenza, figlie dell'oppressione e di
una società che ha perso il proprio senso morale. I suoi amici ed i suoi
coetanei usano il coltello con disinvoltura: picchiano duro, rubano e
terrorizzano.Eppure Dzsata conserva la sua innocenza di bambino: sogna, gioca,
spera, si indigna, resiste. Gode di quel che riesce a strappare ad un mondo
cupo, con il cuore limpido ed uno sguardo solare che attraversa il fango ed il
degrado senza contaminarsi, nonostante i ruoli terrificanti rappresentati dagli
adulti: i professori che mentono e spaccano le ossa, gli allenatori sadici, il
nonno ormai prossimo alla follia causata dall'esclusione sociale.</span><br />
<span style="font-family: Georgia;">Scopre la bellezza e l'umanità negli esclusi
(l'operaio col volto devastato dal vaiolo), la riconosce, se ne nutre per
sfuggire al disastro.</span><br />
<span style="font-family: Georgia;">Memorabile il lungo capitolo finale dedicato
al funerale del nonno, che il Partito celebra nel segno della menzogna: denso
di colpi di scena, di emozioni, di momenti comici e grotteschi.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Georgia;">Libro utile per comprendere cos'era uno stato
totalitario in cui le persone avevano abdicato al pensiero ed all'umanità: per
capire, anche, cosa stiamo rischiando di diventare. E, al contempo, per
mantenere la speranza in chi è puro.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia;"><i><b>Letto nel maggio 2009. </b></i></span></div>
<br />
<span class="post-labels"><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"></span></span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-60082501901132941692013-01-11T11:14:00.000+01:002013-01-11T11:18:07.603+01:00"L'IBM e l'Olocausto", di Edwin Black<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIJLohzT19OuVDDc9OhKIPJaM3axDf4BR15dWTLkRKVtH7LC_Kh68yNhkDPWNK2j7eDn-2WKdwCRAZY971fh4WRyKQ_eM6fJNDxfQmtLV1YPAgfHkSszf1ua2A1W0B0B-PqFQazDvx-04/s1600/Ibm_e_olocausto.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIJLohzT19OuVDDc9OhKIPJaM3axDf4BR15dWTLkRKVtH7LC_Kh68yNhkDPWNK2j7eDn-2WKdwCRAZY971fh4WRyKQ_eM6fJNDxfQmtLV1YPAgfHkSszf1ua2A1W0B0B-PqFQazDvx-04/s320/Ibm_e_olocausto.jpg" width="220" /></a><span style="font-family: Verdana;"> </span></div>
<h4 style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal; mso-bidi-font-weight: bold;">“Un
aspetto dell’Olocausto che è stato sempre esaminato poco è quello della “procedura”.</span></i></h4>
<h4 style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal; mso-bidi-font-weight: bold;">Sappiamo
che i nazisti erano burocrati efficienti e scrupolosi, ma quali erano i metodi
usati per perseguire scientificamente gli obiettivi del Reich?</span></i></h4>
<h4 style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal; mso-bidi-font-weight: bold;">Un
ruolo determinante nella macchina di sterminio lo ebbero la scheda perforata,
le macchine e gli uomini dell’IBM.</span></i></h4>
<h4 style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal; mso-bidi-font-weight: bold;">La
filiale tedesca, la Dehomag, progettò, creò e fornì l’assistenza di cui Hitler
aveva bisogno per automatizzare il processo della distruzione umana.</span></i></h4>
<h4 style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal; mso-bidi-font-weight: bold;">La
capo filiale europea dell’IBM aveva sede in Svizzera, paese neutrale: questo
consentì all’IBM di aggirare i divieti imposti dall’entrata in guerra degli
Stati Uniti e proseguire la collaborazione con il nazismo anche quando fu
chiaro lo scopo della eliminazione fisica degli ebrei.</span></i></h4>
<h4 style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal; mso-bidi-font-weight: bold;">Alla
fine della guerra, attrezzature e conti correnti della Dehomag vennero
riassorbiti dalla sede centrale, che prestò la propria opera alla burocrazia
alleata e alla ricostruzione della Germania.”</span></i></h4>
<b><span style="font-family: Verdana; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"></span></b><br />
<a name='more'></a><b><span style="font-family: Verdana; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span></b>
<br />
<div style="border-bottom: solid windowtext 1.0pt; border: none; mso-border-bottom-alt: solid windowtext .5pt; mso-element: para-border-div; padding: 0cm 0cm 1.0pt 0cm;">
<h4 style="border: none; mso-border-bottom-alt: solid windowtext .5pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 1.0pt 0cm; padding: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">ABSTRACT:
“I soldi non hanno odore”</span></h4>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Il
libro è un ponderoso, complesso, documentatissimo (e faticoso da leggere)
saggio sulle relazioni tra la Big Blue e il nazismo. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Un
lavoro encomiabile di ricerca, che fa luce su come non solo l'IBM riusci’ a
fare soldi affiancando il nazismo, ma su come la tecnologia delle schede
perforate fu essenziale per i progetti di espansione del Reich e soprattutto
per la “soluzione finale”, lo sterminio degli ebrei. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Che
senza l'IBM sarebbe avvenuto lo stesso, certamente, ma senza quella perfezione
ingegneristica e ragioneristica che stupisce ancora oggi. <br style="mso-special-character: line-break;" />
<br style="mso-special-character: line-break;" />
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Ovviamente,
quando alla fine della guerra il mito della vittoria nazista inizio’ ad
incrinarsi, l'IBM seppe vendersi anche come colonna portante del patriottismo
americano antinazista, continuando a fare profitti sui due fronti. <br style="mso-special-character: line-break;" />
<br style="mso-special-character: line-break;" />
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Alla
fine della guerra, discretamente, recupero’ le sue infrastrutture che cosi’
efficientemente avevano operato a Dachau, ad Auschiwitz, e nei paesi occupati o
controllati dal Reich (Polonia, Romania, Olanda, Cecoslovacchia, Bulgaria)...e
salvo’ macchine, profitti e onorabilità.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Tra
le situazioni da citare: nell'Olanda occupata, l'efficienza dell'IBM e del
locale ufficio di statistica, guidato da un solerte ingegnere ben contento di
piegare la scienza ad un uso “concreto”, portarono alla localizzazione ed
all'eliminazione del 73% degli ebrei del paese. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Nella
Francia occupata, l'IBM non c'era. Il censimento degli ebrei fu affidato dai
nazisti al Servizio Nazionale di Statistica guidato da uno statistico, esponente
della resistenza in incognito: che saboto’ il censimento, finendo i suoi giorni
a Dachau, ma limitando la mortalità degli ebrei francesi al 25%. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<span style="font-family: Verdana; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Verdana;">La scheda perforata.</span></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEispXZPJ3RTYnjwNjhAH6zAxqYNTglk606Gs02dfeNNPCa8sHBich0lOHVYgimr7kWC6cvhE0NHYz2AQiumoAvPR8rsLHaxZer1bJRSVjfdkKKBR8wJxV6f0agMgwHgpfkG9K0QkPRWV1Q/s1600/scheda+perforata.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="178" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEispXZPJ3RTYnjwNjhAH6zAxqYNTglk606Gs02dfeNNPCa8sHBich0lOHVYgimr7kWC6cvhE0NHYz2AQiumoAvPR8rsLHaxZer1bJRSVjfdkKKBR8wJxV6f0agMgwHgpfkG9K0QkPRWV1Q/s400/scheda+perforata.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;"></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Un
cartoncino all’inizio di 6 cm per 12 (grande come un biglietto da 10 dollari), poi
di circa 9 centimetri per 14, composto da 45 (poi 60 e infine 80 (*) ) colonne
con 10 posizioni ciascuna.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Se
si associa una scheda ad ogni persona, dando ad ogni colonna un significato
(sesso, data di nascita, luogo, religione, nazionalità, numero di figli…) e
codificando opportunamente ognuna delle 10 posizioni per ogni colonna, usando
una macchina perforatrice è possibile bucare opportunamente la posizione giusta
per creare una “mappa” informativa associata all’individuo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Con
un’altra macchina “selezionatrice”, opportunamente predisposta, è poi possibile
leggere massivamente le schede, riconoscere i “buchi” e selezionare le schede
che servono (ad esempio, tutti i maschi ebrei di nazionalità polacca…).</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: Verdana; font-size: 10.0pt;">(*) la versione
definitiva della scheda perforata a 80 colonne fu brevettata da IBM nel 1928.</span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Verdana;">Hermann Hollerith.</span></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZk_E8dQ_kRNab70MKLqkI9pwlzsYOxeuzyFj78SfogaR7ETNkDbQceoqDazf0w9IJhaK8Yd-FSaixdxeUS6_yD9ckEkSmVEQlo9ogCVn0iEoIEiCwcjYl-OeT30V_fUU6_gxxfcewuu0/s1600/herman_hollerith.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZk_E8dQ_kRNab70MKLqkI9pwlzsYOxeuzyFj78SfogaR7ETNkDbQceoqDazf0w9IJhaK8Yd-FSaixdxeUS6_yD9ckEkSmVEQlo9ogCVn0iEoIEiCwcjYl-OeT30V_fUU6_gxxfcewuu0/s1600/herman_hollerith.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Inventore tedesco, emigrato negli USA, inventò la scheda perforata “moderna”
in vista del censimento nazionale americano del 1890.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Se
nel 1870 si erano potute porre agli intervistati solo 5 domande, nel 1890 si
arrivò a interrogare gli americani su 235 argomenti.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Hollerith,
dipendente del Centro per il Censimento, crea e noleggia le macchine e vende le
schede (usa e getta), ed in pochi anni assume il monopolio per i censimenti non
solo in USA ma nelle principali nazioni occidentali.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Nel
1896 crea negli USA una società di tabulazione dei censimenti, la “Tabulating
Machine Company”, fondamenta della futura IBM.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Nel
1910 fonda in Germania la Dehomag, ma negli anni successivi vende tutto a un
americano (Flint) che accorpa le società di Hollerith nella sua, la CTR.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgE2uptzbtHsNbiu5MW6KXhx0k_xMqB_ZYMSrM1iyZZic7crEbg6I80B4XaaCf3YFWACRPg8TP2eSqgOu2VaDDn4jZE-EB2C0hYgXps8Qep-8XBK-nE5mOh6EMdSTiIlELlqRa9B7cTAjs/s1600/Thomas_J_Watson_Sr.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgE2uptzbtHsNbiu5MW6KXhx0k_xMqB_ZYMSrM1iyZZic7crEbg6I80B4XaaCf3YFWACRPg8TP2eSqgOu2VaDDn4jZE-EB2C0hYgXps8Qep-8XBK-nE5mOh6EMdSTiIlELlqRa9B7cTAjs/s1600/Thomas_J_Watson_Sr.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Verdana;">Thomas Watson</span></b><span style="font-family: Verdana;"> è, nei primi anni del Novecento, un abile
venditore di registratori di cassa per la NCR; nel 1914 passa alla CTR, che
diventa IBM nel 1924. Dell’IBM diviene presto Presidente e “leader” assoluto.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Negli
anni della depressione, grazie alla burocrazia legata allo sviluppo dei
progetti statali, IBM raddoppia le proprie dimensioni (e poi si dice che il
pubblico ed il privato sono alternativi…)</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Verdana;">Adolf Hitler.</span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Il
30 gennaio 1933 Hitler sale al potere.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Il
nazismo ha, tra gli altri, il mito della statistica e vuol dare una base
scientifica alla propria teoria della razza: ha dunque un disperato bisogno di
dati.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Il
direttore della Dehomag, per sua fortuna, è un fervente filonazista, e Watson
ammira Hitler: annusata la possibilità di affari lucrosi, investe nella Dehomag
sette milioni di dollari.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Nel
1933, il nazismo intraprende il censimento della Prussia.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">La
Dehomag tabula 450.000 schede al giorno per 4 mesi (41 milioni di schede), e le
verifica con conta schede da 24000 pezzi all’ora.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">(In
colonna 22 si codifica la religione: 1 protestante, 2 cattolico, 3 ebreo;in
colonna 26/27 lingua e nazionalità – ad esempio, 10 per i polacchi).</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitHgcU18dWNYVcahzfA8EC6W1Avg7OC10t4aHC10t1o0NdePNKwkV8etWHqpMzPp3lT7Wtt8UTxPp8i8YLjfWvTkQiKZEufscRuIBP9VPHSpmcAZapgz1a8cBkWLXF_04UQIXya2GVT9s/s1600/Croce+al+merito+dell%27aquila+tedesca.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitHgcU18dWNYVcahzfA8EC6W1Avg7OC10t4aHC10t1o0NdePNKwkV8etWHqpMzPp3lT7Wtt8UTxPp8i8YLjfWvTkQiKZEufscRuIBP9VPHSpmcAZapgz1a8cBkWLXF_04UQIXya2GVT9s/s1600/Croce+al+merito+dell'aquila+tedesca.JPG" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Nel 1937 Hitler conferisce a Watson la <i>Croce al Merito dell’Aquila
Tedesca.</i></span></div>
<i>
</i><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Nel
maggio 1939 inizia il censimento dell’intera Germania, che deve concludersi a
novembre: ovviamente affidato alla Dehomag. Per la prima volta si chiedono
informazioni sulla religione dei nonni.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Alla
fine del 1939 sono finalmente censiti i 600.000 ebrei tedeschi, austriaci e
cecoslovacchi: ma mano a mano che il Reich si annette e occupa nuovi pezzi di
Europa aumenta ovviamente anche la popolazione ebraica, e l’obiettivo di “espellere
gli ebrei dal suolo germanico” si trasforma nella tragica “soluzione finale”.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Il
1° settembre del ’39 viene invasa la Polonia, il che pone a Hitler il problema
di censire tre nuovi milioni di ebrei. Il censimento inizia già da ottobre.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Il
28 ottobre viene avviato il censimento dei 360.000 ebrei di Varsavia, che
grazie all’IBM finisce in sole 48 ore.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Nel
maggio del ’40, mentre mezza Europa è già in mano ai nazisti, Watson gira
l’America facendo discorsi sulla pace: intanto fornisce indicazioni segrete
alla filiale svizzera per continuare a fare affari con Hitler.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">L’automazione
fornita da IBM non coinvolge solo i censimenti (tra cui quello dei lavoratori
liberi e dei due milioni e mezzo di schiavi – 1940 -provenienti dai paesi
occupati), ma fornisce supporto all’intera industria tedesca e alla sua
logistica.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Nel
1940 Watson, sotto osservazione da parte dell’FBI, è costretto a restituire
l’onoreficenza datagli da Hitler.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">La
Dehomag viene formalmente nazificata e sottratta al controllo dell’IBM, ma di
fatto la proprietà delle macchine è un’esclusiva IBM e le schede vengono
prodotte solo su licenza della società america: gli affari continuano.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5d9_7xnIgS1-AYYh7jcIDDqnH4DL-JnBXRLGwBCt17o-KNh_9BNxp8u9ObXTyKYHQrEx1kHU6S-XBgh_77alKLzWKH3zCu-26x4AZGlkEseC7c_DgIA8ziMr_1VJOIY-BqHE-eOE9J0c/s1600/Jacobus+Lentz.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5d9_7xnIgS1-AYYh7jcIDDqnH4DL-JnBXRLGwBCt17o-KNh_9BNxp8u9ObXTyKYHQrEx1kHU6S-XBgh_77alKLzWKH3zCu-26x4AZGlkEseC7c_DgIA8ziMr_1VJOIY-BqHE-eOE9J0c/s200/Jacobus+Lentz.jpg" width="133" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Nel
maggio 1940 viene invasa l’Olanda (140.000 ebrei) e nel giugno la Francia
(300.000 ebrei).</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">In
Olanda, il censimento viene ovviamente affidato alla filiale olandese dell’IBM,
che Watson ha creato pochi mesi prima, e guidato da <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Jacobus Lentz</b>, un esperto demografo e tecnocrate affascinato dal
compito assegnatogli.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">E
funziona benissimo, anche perché gli ebrei olandesi sono abituati a rispettare
le leggi e rispondono autonomamente in massa all’invito a recarsi al
censimento.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Lentz
è un tipico esempio di quella che Hanna Arendt definisce “banalità del male”.
E’ diligente, competente e coscienzioso nel suo lavoro.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Non
è un nazista né un fanatico, ma non può esimersi dal “fare bene” ed
acriticamente il proprio lavoro.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Riorganizza
l’anagrafe, poi propone un sistema di classificazione della popolazione che il
governo (ancora democratico) boccia nel marzo del ’40, perché lo ritiene in
conflitto con la tradizione olandese di rispetto dell’individuo; due mesi dopo,
con l’occupazione nazista, le sue idee trovano terreno fertile e mezzi per la
realizzazione.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Con
poco rischio, probabilmente, Lentz avrebbe potuto salvare la vita di migliaia
di persone. Non uccise fisicamente nessuno, certo, ma non si pose nemmeno il
problema della conseguenza delle sue azioni e del suo lavoro, e contribuì –
solo per “far bene il lavoro” – alla morte di migliaia di persone.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Dopo
la guerra, sconterà tre anni di carcere.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Lentz
ha acquisito una sorta di triste notorietà storica, ma le stesse considerazioni
valgono per tutti i bravi tecnici dell’IBM americana e delle sue filiali
europee che misero la loro conoscenza, la loro esperienza e la loro
intelligenza al servizio dell’olocausto.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Un
bravo tecnico, in fondo non poi così diverso da<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>quelli che oggi tagliano i posti letto negli ospedali e i fondi
all’assistenza perché “oggettivamente è necessario”.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">In
Francia (occupata a giugno) il censimento inizia nel settembre del ’40. L’IBM
non ha una filiale, e le autorità naziste lo affidano all’esistente Servizio
Nazionale di Statistica, guidato da <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Renè
Carmille</b>, il più importante statistico ed esperto di meccanografia francese
dell’epoca.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeUzIHyLRIoWboiEkDBD-AxwKR7C0HX_Tm-ZQsy1cK0yRpH3I8wzKk8lRXzX1R3EAyUK-cUUEmkXG5lnRcpYNWgvWqliJfFb5WpmfSDftdueeLE8do1ur6rKrB2wZlTtnPyGHj75ni-1E/s1600/ren%C3%A8+carmille.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeUzIHyLRIoWboiEkDBD-AxwKR7C0HX_Tm-ZQsy1cK0yRpH3I8wzKk8lRXzX1R3EAyUK-cUUEmkXG5lnRcpYNWgvWqliJfFb5WpmfSDftdueeLE8do1ur6rKrB2wZlTtnPyGHj75ni-1E/s200/ren%C3%A8+carmille.jpg" width="135" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Che fa anche parte della resistenza, e quindi sabota il censimento degli
ebrei sia nel ’40 che nel ‘41, mentre utilizza le strutture e le macchine della
francese Bull per creare un archivio indispensabile per la mobilitazione
clandestina (che consentirà per la rapidissima mobilitazione in Algeria delle
forze francesi antinaziste, guidate da De Gaulle, dopo lo sbarco degli alleati
in Nord Africa nel 1942).</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Carmille
sabota i censimenti nazisti con intelligenza, adducendo problemi logistici, occultando
decine di migliaia di schede da tabulare, ma nel 1943 viene sostituito alla
guida dell’SNS da un collaborazionista: ma ormai è troppo tardi per rifare il
censimento, altri problemi incombono sulle priorità naziste.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Nel
1944 viene scoperta l’appartenenza di Carmille alla rete di resistenza francese
“Marco Polo”: viene arrestato, torturato per due giorni dal famigerato Klaus
Barbie, il boia di Lione, e infine deportato a Dachau, dove muore nel gennaio
1945.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">In
tutti i <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">campi di concentramento</b>,
ovviamente, ci furono schede perforate, macchine IBM programmate su richiesta
delle autorità naziste, e ufficiali e tecnici addestrati per usare entrambe con
lo scopo di registrare il destino delle merci umane in entrata ed in uscita.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Addirittura,
nei primi tempi, il numero marchiato sull’avambraccio delle vittime
corrispondeva a quello della scheda perforata associata allo sventurato: quando
i morti iniziarono ad essere troppi, le due numerazioni si differenziarono…</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: Verdana;">Last news (settembre 2012)</span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: Verdana;">(http://www.supergacinema.it/film/news/9089-brad-pitt-produrr%C3%A0-l-ibm-e-l-olocausto.html)</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">“Vulture
riporta che <b>Brad Pitt</b> produrrà (con la sua Plan B) il film <i>L'IBM e
l’Olocausto</i>, una storia drammatica basata sul libro di <b>Edwin Black</b>
(di cui Pitt ha acquistato i diritti due anni fa) che racconta la vera storia
di come l’amministratore delegato del gigante dei computer IBM -Thomas Watson-
abbia contribuito allo sradicamento degli ebrei in tutta Europa. Nel 1933
infatti Watson strinse un’alleanza strategica con il governo nazista di Hitler;
sfruttando la sua influenza e la potenza dell’IBM, creò nuove tecnologie che
permisero agli uomini del Terzo Reich di identificare, monitorare e
classificare milioni di ebrei, che venivano poi portati nei campi di
concentramento oppure uccisi direttamente nelle strade.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Inizialmente
-data l’enorme quantità di materiale inserita nel libro di Black- Brad Pitt
aveva pensato di farne una serie televisiva destinata alla HBO, ma l’idea è poi
saltata e sembra che ora Pitt (con il soggetto già in mano) abbia deciso di
realizzare il film e stia cercando qualcuno disposto a distribuirlo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Non è ancora
deciso se Brad Pitt sarà anche il protagonista del film, l’unica cosa certa
però è che ormai l’attore è deciso e vuole fortemente portare sul grande
schermo una parte di storia mondiale che porti ancora maggiore chiarezza sulle
infiltrazioni che il Terzo Reich aveva in ogni parte del mondo.”</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;"><!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div style="text-align: justify;">
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</span></div>
<div class="MsoNormal">
<i><b><span style="font-family: Verdana;">ISBN:<b><span style="font-family: Verdana;">9788817867221</span></b> </span></b></i></div>
<i><b>
</b></i><br />
<div class="MsoNormal">
<span class="translatable"><span style="font-family: Verdana;"></span></span><span style="font-family: Verdana;"></span></div>
<i><b>
</b></i><i><b><span style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: Verdana; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Letto tra
il 25 febbraio ed il 15 marzo 2010</span></span></b></i> <br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-70014096452589544762012-11-16T13:02:00.001+01:002012-11-19T14:07:35.102+01:00"La lotta di classe dopo la lotta di classe", di Luciano Gallino<div class="comment_full " style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4qUGJPNG1OrmNVj_ox5kfriPdPD4VZmbZ3jpedl7gcZ31kuD5GBrptovClgIHc4eeng0LfebvJooR7C8mzyIgdMxucsExd9SY3LSrDCSj_oHu6OAGxS49fxfarGvUbyxapyLCe3nvOyc/s1600/Gallino+La+lotta+di+classe+dopo+la+lotta+di+classe.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4qUGJPNG1OrmNVj_ox5kfriPdPD4VZmbZ3jpedl7gcZ31kuD5GBrptovClgIHc4eeng0LfebvJooR7C8mzyIgdMxucsExd9SY3LSrDCSj_oHu6OAGxS49fxfarGvUbyxapyLCe3nvOyc/s320/Gallino+La+lotta+di+classe+dopo+la+lotta+di+classe.jpg" width="212" /></a></div>
Il primo impatto con questo testo può definirsi DEVASTANTE. <br />
Perchè riposiziona le nostre percezioni del mondo attuale, frammentarie
e condizionate da un punto di osservazione non favorevole, in un quadro
organico e credibile, in una rappresentazione stabile e completa. <br />
E la prima reazione è drammatica: mioddio, è molto peggio di come la pensavo; non c'è più speranza. <br />
La lotta di classe condotta dalla parte più ricca del mondo (una
frazione ultraminoritaria di esso, che si impossessa in maniera
crescente e progressiva di tutti i beni, tutte le risorse, tutti i
vantaggi) contro la parte più povera (il resto del mondo, con 1,5
miliardi di "perdenti" che hanno ancora un livello di vita decente,
anche se si approssimano a perderlo, e 5 miliardi di persone che non
hanno e non hanno mai avuto speranza di raggiungerlo) si svolge con una
tale disparità di forze che non vi è, al momento ed per il futuro,
alcuna ragionevole speranza non solo di capovolgere le sorti, ma persino
di sviluppare una qualche forma di resistenza da parte di chi sta
soccombendo. <br />
<a name='more'></a><br />
Il predominio dei ricchi contiene anche un senso di
"riconquista" rispetto agli spazi conquistati dalle altre classi
sociali nei primi decenni dopo il secondo conflitto mondiale, quando
l'ideologia neoliberista era in qualche modo domata dai due lati da una
visione politica liberale e socialdemocratica, e dalla presenza di un
possibile "altro mondo" (comunista) che, con tutti i suoi limiti,
dimostrava di esistere e di manifestare una forza notevole sia in
termini economici che culturali. <br />
Dagli anni '90, ma soprattutto a
partire dalla crisi economica scoppiata nel 2007 (imputata al debito
pubblico degli stati, ma in realtà generata dal disimpegno civile delle
classi dominanti, che attraverso la politica si sono esentate dal
fornire risorse a tutto ciò che è pubblico), tale "riconquista" ha
prodotto la progressiva distruzione dello Stato Sociale, la maggior
costruzione civile europea, con la cancellazione di tutte le misure di
protezione che le fasce deboli erano riuscite ad ottenere contro le
disavventure della vita (la vecchiaia, la malattia, gli infortuni, la
assenza di risorse per studiare, avere casa, ecc...); e si è portata
dietro l'annullamento della democrazia, ormai ridotta a puro simulacro e
sostituita (come si vede da noi) da commissariamenti che si presentano
come "indispensabili", per continuare l'opera di devastazione dei
diritti e dello Stato Sociale, basandosi sulla menzogna che il suo
mantenimento sia causa della crisi. <br />
Inoltre, l'analisi rivela
impietosamente che non esiste, ad oggi, una forza politica organizzata
in grado di rappresentare efficacemente (tale da intraprendere un
conflitto che possa sperare di cambiare le sorti della lotta) le ragioni
e le istanze delle classi perdenti, perchè l'egemonia culturale
esercitata negli ultimi decenni dalle classi vincenti ha sedotto
completamente le forze di sinistra presenti nel mondo occidentale,
rendendole incapaci (anche in seguito al crollo definitivo del sogno
comunista) di credere che un'altro mondo ed un'altra società siano
possibili e realizzabili. <br />
Quindi, il quadro che abbiamo di fronte sembra - anzi, E' - del tutto desolante. <br />
Ma ci sono due elementi che, alla fine, mi inducono ad un moderato ottimismo. <br />
La prima è che Gallino, confutando la nota tesi che "non esistono più
le classi sociali", indica chiaramente che si tratta solo di un errore
prospettico: le classi esistono ancora, esistono eccome, ed una, quella
dominante, sta facendo la lotta di classe (perchè è consapevole di
essere classe) contro la massa immensa dei perdenti (che non reagiscono
perchè non hanno nemmeno più la consapevolezza di esserla, una classe). <br />
Certo, l'appartenenza alla immensa classe dei perdenti non è più data
-ad esempio - da segni visibili di appartenenza o di esecuzione di un
particolare tipo di lavoro: ieri era facile riconoscersi, tra operai,
come classe. <br />
Ma oggi, cosa accomuna operai, cassintegrati,
licenziati, giovani disoccupati, insegnanti, impiegati, operatori di
call center? Cosa li rende vicini? <br />
E' quella che Gallino chiama "la comunanza di destino". <br />
Tutte queste componenti sociali sono infatte accomunate da un orizzonte in cui: <br />
a) il proprio progetto di vita è stata costruito sulla prospettiva e
sulla presenza di un lavoro salariato a tempo indeterminato e con salario certo che è progressivamente destinato a
scomparire o diventare residuale; <br />
b) vedranno accrescersi la
condizione di insicurezza economica dovuta allo smantellamento dello
Stato Sociale, e cioè alla cancellazione delle protezioni che lo Stato
forniva contro gli accidenti che, nel corso della vita, potevano colpire
un componente della società (vecchiaia, malattia), ed alla scomparsa
degli strumenti che un tempo fornivano la possibilità di promozione
sociale e di uscita dalla propria classe - istruzione, lavoro
continuativo nello stesso ambito...; <br />
c) per tali componenti
risultano ormai impraticabili le forme di mobilità sociale indiretta o
lorda, per cui interi settori della società modificavano il proprio
status (passando da contadini a operai, ad esempio), ma anche quelle di
mobilità sociale diretta dovute all'impegno, al merito ed al talento
personale; <br />
d) esse vedono il progressivo ridursi e la progressiva
spoliazione di vantaggi, beni, risorse a cui avevano acceduto negli
ultimi decenni, sacrificate all'accrescimento delle disuguaglianze
sociali ed all'arricchimento smisurato della parte già più ricca della
società (si pensi che oggi, in Italia, il 90% delle imposte è pagato dai
lavoratori dipendenti e dai pensionati; si pensi che, tra il 1998 ed il
2007, in Italia i salari hanno diminuito la loro incidenza sul PIL
nazionale del 9% in media). <br />
Quindi, se riusciamo a riconoscere
questo, riusciamo a riconoscere noi stessi come classe e di conseguenza
anche la "classe nemica" verso cui rivolgere la nostra attenzione e la
nostra lotta, per evitare la guerra tra i poveri ed il pericolo che
all'ansia, alla paura ed alla precarietà si diano risposte "di destra"
di tipo xenofobo (sul genere Lega Nord o, peggio, Alba Dorata). Quella
che si è evidenziata in movimenti come quello degli indignados e di
Occupy Wall Street, o in giornate come quella di mobilitazione europea
del 14 novembre 2012, sono un segno di questa capacità di riconoscersi:
non è sufficiente, ma è un buon inizio. <br />
Il secondo elemento di
ottimismo, se volete, è paradossale: la situazione è così terribile,
così disperata che QUALSIASI COSA SI FACCIA in termini di elaborazione
di contenuti antagonisti al sistema attuale va bene, perchè ci consente
se non altro di ritornare ad esercitare una pratica di elaborazione
culturale a cui abbiamo abdicato. <br />
In altri termini, la situazione è
così terribile, ingiusta, diseguale che possiamo di nuovo sentirci
autorizzati a sognare un mondo nuovo senza più il timore di sentirci
irriconoscenti verso chi domina la politica e l'economia. <br />
Visto che
costoro da tempo non hanno più come obiettivo il progresso civile del
mondo, vadano a farsi fottere: cercheremo di costruire un mondo che li
escluda così come loro hanno progettato un mondo che esclude NOI (e non
ci faremo più fregare da chi ci dice che IO è più importante di NOI).<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<i><b>Letto tra il 12 ed il 16 novembre 2012</b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
-------------------------------------- </div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>ISBN: </b><b>9788858103975</b></i> </div>
</div>
Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-77082186820359698412012-08-21T08:38:00.000+02:002012-08-21T08:40:27.137+02:00"La pioggia nera", di Ibuse Masuji<div class="comment_full ">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjszvelvFR9IMOxNM2CYbsZFgmclNL14Vkovxap0GPsAL46-db54IOszFBipjbVQFuYXWQI7or2n_e9pCgg6v-MJ9tnSmeuhnfpvhIBbE_DxS8bK_eNkwC2SgFQumuD0NT3bOhgUG0wMoA/s1600/IBUSE-M_pioggia1.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjszvelvFR9IMOxNM2CYbsZFgmclNL14Vkovxap0GPsAL46-db54IOszFBipjbVQFuYXWQI7or2n_e9pCgg6v-MJ9tnSmeuhnfpvhIBbE_DxS8bK_eNkwC2SgFQumuD0NT3bOhgUG0wMoA/s320/IBUSE-M_pioggia1.gif" width="215" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Quasi cinque anni dopo la fine della guerra, la giovane giapponese
Yasuko riceve una nuova proposta di matrimonio. Le precedenti sono
andate a finire nel nulla: la presenza di Yasuko nei pressi di
Hiroshima, il 6 agosto del 1945, hanno indotto tutti i suoi pretendenti a
tenersi alla lontana da una ragazza che potrebbe aver contratto la
"malattia atomica". </div>
<div style="text-align: justify;">
Suo zio Shigematsu, a cui la ragazza è stata
affidata da tempo e che si sente colpevole per quel che le accade,
decide che questa volta farà chiarezza sul fatto che la ragazza è sana, e
per provarlo decide di trascrivere, come prova, il suo personale diario
del bombardamento per fornirlo a chi svolgerà le indagini sul conto
della nipote. </div>
<div style="text-align: justify;">
Da questo pretesto parte il viaggio che Masuji ci porta a compiere nei giorni della bomba. </div>
<div style="text-align: justify;">
Masuji non fu un testimone diretto della tragedia, ma il racconto di
quel che è avvenuto - attraverso i diari ed i ricordi delle persone
comuni - è un caleidoscopio di punti di vista sull'evento - che è forse
impossibile da raccontare altrimenti. </div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
Solo esseri umani che
raccontano di altri esseri umani, dalla visuale della quotidianità
stravolta, possono darci una idea di quel che è accaduto - perchè
ampliando la visione non riusciamo paradossalmente a costruircela, una
idea: è troppo grande e assurda da concepire, sfuma nell'impersonalità
delle cifre, si allontana da noi. </div>
<div style="text-align: justify;">
Qui invece camminiamo anche noi
tra il lezzo dei cadaveri, tra le case storte, i ponti spazzati via, le
ustioni, i corpi oltraggiati, gonfi, bruciati, in un orrore a cui è
necessario sopravvivere, anche se è troppo potente ed incomprensibile
per ragionarci su. </div>
<div style="text-align: justify;">
E, con Shigematsu, abbiamo bisogno di
fermarci a guardare quel che ancora vive, quel che resiste, quel che da
il segno di una speranza. Piante, animali...e il camminare insieme,
nella sofferenza che ora è taciuta e ora è condivisa, a seconda di quel
che viene e di quel che ci si sente di fare. </div>
<div style="text-align: justify;">
In molti tratti, il
camminare di Shigematsu, di sua moglie e di sua nipote sembrano
riecheggiare i passi dell'Uomo e del Bambino ne "La strada" di Mc
Carthy. </div>
<div style="text-align: justify;">
Quel che è accaduto potrà riaccadere, perchè nessuno
degli orrori che abbiamo creato era immaginabile prima che avvenisse -
eppure è avvenuto, sempre, inesorabilmente. </div>
<div style="text-align: justify;">
La differenza tra la vita e la morte, come sempre, la farà il Caso. </div>
<div style="text-align: justify;">
L'essere o non essere in un certo luogo, in un dato momento. </div>
<div style="text-align: justify;">
E la rinascita alla vita (inesorabile anch'essa, e più forte della
nostra volontà di distruzione) sarà come sempre simboleggiata da
qualcosa su cui non abbiamo il dominio: il vento che si porta via la
pioggia nera e letale; un volo, lassù, che possiamo solo ammirare senza
ghermire; un fiore che nasce, a dispetto di tutto, tra le macerie.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<i><b>Letto tra il 12 ed il 16 agosto 2012</b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
-------------------------------------- </div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>ISBN: </b><b>9788831757560 </b></i> </div>
</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-83867313566237371772012-07-18T12:02:00.002+02:002012-07-18T12:03:36.513+02:00"La storia dell'assedio di Lisbona", di Josè Saramago<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhm8SkU1Xz6Y4bDos1KiF1OyKyRDzivA-OpFgBUjaS3QsA3dQYoI2fDQI2mr2NxJKmpmKBt1uHOU1CPcUg6cv7gs73o76VhIi3QomZ0yf5268yIFPDju9dgIvqli9qGBckc8wy21zkXzZg/s1600/saramago+storia+dell%27assedio+di+lisbona.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhm8SkU1Xz6Y4bDos1KiF1OyKyRDzivA-OpFgBUjaS3QsA3dQYoI2fDQI2mr2NxJKmpmKBt1uHOU1CPcUg6cv7gs73o76VhIi3QomZ0yf5268yIFPDju9dgIvqli9qGBckc8wy21zkXzZg/s320/saramago+storia+dell%27assedio+di+lisbona.jpg" width="197" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Burp!
</div>
<div class="comment_full ">
<div style="text-align: justify;">
A volte capita di leggere qualche manuale che fornisce consigli
agli aspiranti scrittori. Il consiglio più diffuso è quello di
"asciugare il testo", dopo averlo scritto, eliminando tutto quello che è
ridondante o di troppo (acqua, grassi superflui, decorazioni,
candeline...:-)). </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Un po' quello che consigliava Isaak Babel qui: </div>
<div style="text-align: justify;">
<i>"Se
ci si mette tutto il proprio impegno, senza risparmiarsi, alla fine
anche la parola più grossolana finisce per diventare liscia e polita
come avorio. Ed è proprio questo che bisogna fare con le parole e con la
nostra lingua russa. Bisogna riscaldare e lustrare con olio di gomito
ogni parola fino a farla risplendere come una pietra preziosa... La
prima versione di un racconto è qualcosa di obbrobrioso. Non è altro che
un insieme di brani e di frammenti legati insieme alla meglio con delle
noiose frasi di passaggio, secche e aride come una logora correggia...
E' a questo punto che comincia il lavoro vero e proprio. Io torno cento
volte su ogni frase. Comincio con l'eliminare tutte le parole di cui
posso fare a meno. Le parole sono molto scaltre, e le peggiori di esse
cercano disperatamente di nascondersi... Dopo di ciò batto a macchina il
racconto e lo lascio riposare per due o tre giorni. Poi ricomincio a
controllarlo una frase dopo l'altra... Abbrevio le frasi e spezzo i
periodi."</i> </div>
<div style="text-align: justify;">
(Ho rubato il pezzo da qualche recensione anobiiana, ma chissà dove...) <br />
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Poi uno (ri)prende in mano Saramago, e si rende conto di come tutti
questi consigli possano essere considerati alla stregua di...aria
fritta, almeno per quanto riguarda il portoghese. <br />
</div>
<div style="text-align: justify;">
Saramago non
asciuga un accidente: esonda, dilaga, occupa di parole tutti gli spazi
vuoti e tutti gli interstizi, e per farlo cancella gli argini (che,
simbolicamente, sono i punti e virgola, i punti e soprattutto i punto a
capo: mai due in una pagina, possibilmente zero!:-). </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Saramago
non butta via nulla. Anzi, io ho il sospetto che dopo averlo scritto
ripassi il testo per aggiungerci parole, stelline, cotillons,
precisazioni, derivazioni, diramazioni, bivi, svincoli, raccordi... <br />
Se fosse un urbanista, per dire, Saramago disegnerebbe una Pianura
Padana forse più bella (ci vuol poco), ma non certo meno affollata e
vorace di spazi di quella attuale... </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Io - confesso - Saramago
non lo leggo mica tutto tutto tutto. Non dispongo di tutto questo tempo,
nella vita. Sorvolo la pagina, a mò di rapace, e mi fermo a leggere
davvero solo quello che serve per capire la storia. Il resto lo piglio,
se in quel momento mi va, ma assai più spesso lo lascio lì:-) </div>
<div style="text-align: justify;">
Così mi perdo qualcosa? E vabbè, ragazzi...è come il buffet libero sulle
navi da crociera. La prima volta assaggi tutto, ma nei giorni
successivi mica puoi continuare così, se non vuoi morire. Dunque, scelgo
e corro il rischio di tralasciare qualcosa di importante. Il rischio è
il sale della vita:-). </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Fin qui, dunque, ho puramente saramagato e non ho detto un accidente del libro. </div>
<div style="text-align: justify;">
Che è bellissimo ("Che te lo dico a fare?":-)) come tutti i
saramagobooks: mescolando ironicamente la gloria di Dio e la bestialità
degli uomini, che non si sa mai se sia anche la bestialità di Dio, ed i
livelli spazio temporali dei due racconti, quello dell'oggi del revisore
e quello del passato della cronaca dell'assedio alla capitale lusitana
per liberarla dai mori. </div>
<div style="text-align: justify;">
Deliziosa la cronaca "alternativa"
dell'assedio, con il tratteggio vivace dei caratteri e dei problemi
posti dai rapporti di potere, dalla logistica, dalle visioni del mondo
delle due parti. </div>
<div style="text-align: justify;">
Moderna e acuta la rappresentazione della
nascita di un amore contemporaneo, resa più complessa dalla perduta
naturalezza degli uomini (e qui valga il confronto con l'"amore" che
semplicemente si riconosce, senza troppe complicazioni, tra il soldato e
la concubina negli accampamenti di fronte alle mura della città). </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E poi ci son cose moderne e antiche e belle e terribili (le donne more
vanno uccise dopo averle violentate, si chiedono i lusitani guidati
dalla croce? mah, è dubbio, potrebbero portar figli di cristiani...ma in
assenza di chierici e preti a dirimer la questione, ognuno faccia festa
come può). </div>
<div style="text-align: justify;">
E ci sono cose assolutamente esilaranti, come la
serrata comparazione tra i miracoli del cavaliere tedesco (e morto)
Enrico e quelli di Sant'Antonio vivo, così incredibilmente simili ai
"facts" di Chuck Norris... </div>
<div style="text-align: justify;">
E quindi cinque stelle le do piene
piene, perchè quel che Saramago mi ha dato da mangiare è assai più di
quel che viene offerto in termini calorici da un paio di libri normali. </div>
<div style="text-align: justify;">
E quindi, in fondo, qui non si tratta più di raccontare un libro, ma di
avvicinarsi ognuno a questo solenne ed esagerato desinare, e
assaggiare, e gustare, ognuno con le proprie papille, e godere, e
decidere se e quanto volerne, se e quanto abusarne. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Burp! </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>Letto tra il 15 agosto ed il 1° settembre 2011</b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
-------------------------------------- </div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>ISBN: </b><b>9788806178871</b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>Commenti alla recensione su Anobii: </b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<ul class="feedback feedback_block" id="328199">
<li class="content">
Simpatico 'sto commento!<br />Io, invece, sono una di quelle che,
Saramago, se lo beve tuttotuttotutto, ma proprio tutto fino all'ultima
goccia (lascio a te il pensiero di come la recupero, quest'ultima
goccia), perchè non sarà il sale della vita...ma quello del libro sì!!
;-) <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/squanit/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=01326ad9b28e689831&sub=0&time=1294648541" width="24" /></a>
<span class="translatable" lang="{<a href="{[shelf url]}" title="See shelf of {[person name]}">}{[person name]}{</a>} said on {[comment date]}"><a href="http://www.anobii.com/squanit/books" title="See shelf of Squanit">Squanit</a> ha detto il Aug 23, 2011</span> <span class="options"><a class="remove" href="http://www.anobii.com/libridellupo/comments?page=29#"><span class="translatable" lang="Remove"></span></a>
</span>
</li>
</ul>
<ul class="feedback feedback_block" id="328250">
<li class="content">
Oooooh, si può dare tranta e lode a una recensione? *_*<br />I Saramago books, se fossero delle cose sarebbero sicuramente rococò :) <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/strucola/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=0188508ea619ec7cb7&sub=0&time=1325615674" width="24" /></a>
<span class="translatable" lang="{<a href="{[shelf url]}" title="See shelf of {[person name]}">}{[person name]}{</a>} said on {[comment date]}"><a href="http://www.anobii.com/strucola/books" title="See shelf of Noce Moscata">Noce Moscata</a> ha detto il Aug 24, 2011</span><span class="options"><a class="remove" href="http://www.anobii.com/libridellupo/comments?page=29#"><span class="translatable" lang="Remove"></span></a>
</span>
</li>
</ul>
<ul class="feedback feedback_block" id="328308">
<li class="content">
...o barocco?<br />sta di fatto che hai Saramagato molto anche tu, con codesto tuo arzigogolato commento<br />...ma hai reso molto, molto, la Saramagatura....<br />;-)) <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/015bf1e405613e70a6/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=015bf1e405613e70a6&sub=0&time=1297355766" width="24" /></a>
<span class="translatable" lang="{<a href="{[shelf url]}" title="See shelf of {[person name]}">}{[person name]}{</a>} said on {[comment date]}"><a href="http://www.anobii.com/015bf1e405613e70a6/books" title="See shelf of gattalucy (aNobii diverso? ">gattalucy (aNobii diverso? "Preferirei di no")</a> ha detto il Aug 24, 2011</span><span class="options"><a class="remove" href="http://www.anobii.com/libridellupo/comments?page=29#"><span class="translatable" lang="Remove"></span></a>
</span>
</li>
</ul>
<ul class="feedback feedback_block" id="328340">
<li class="content">
Che bel commento, complimenti! <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/giannina/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=01c1010bbee1849c98&sub=0&time=1302027925" width="24" /></a>
<span class="translatable" lang="{<a href="{[shelf url]}" title="See shelf of {[person name]}">}{[person name]}{</a>} said on {[comment date]}"><a href="http://www.anobii.com/giannina/books" title="See shelf of ALCHEMILLA">ALCHEMILLA</a> ha detto il Aug 24, 2011</span><span class="options"><a class="remove" href="http://www.anobii.com/libridellupo/comments?page=29#"><span class="translatable" lang="Remove"></span></a>
</span>
</li>
</ul>
<ul class="feedback feedback_block" id="328342">
<li class="content">
È il commento su José più originale che abbia letto, a cominciare dal titolo. <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/01849f7895bd5bb3b1/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=01849f7895bd5bb3b1&sub=0&time=1338638706" width="24" /></a>
<span class="translatable" lang="{<a href="{[shelf url]}" title="See shelf of {[person name]}">}{[person name]}{</a>} said on {[comment date]}"><a href="http://www.anobii.com/01849f7895bd5bb3b1/books" title="See shelf of charta">charta</a> ha detto il Aug 24, 2011</span><span class="options"><a class="remove" href="http://www.anobii.com/libridellupo/comments?page=29#"><span class="translatable" lang="Remove"></span></a>
</span>
</li>
</ul>
<ul class="feedback feedback_block" id="329749">
<li class="content">
Speriamo che a quei critici asciugatutto non capiti in mano un libro
di Dickens, perché sennò lo bocciano sicuramente alla prova di scrittura
:D<br />
Commento bello, piacevole e interessante :) <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/massimomassa/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=01f50e57ccf51636af&sub=0&time=1308176109" width="24" /></a>
<span class="translatable" lang="{<a href="{[shelf url]}" title="See shelf of {[person name]}">}{[person name]}{</a>} said on {[comment date]}"><a href="http://www.anobii.com/massimomassa/books" title="See shelf of Massimo">Massimo</a> ha detto il Aug 28, 2011</span><span class="options"><a class="remove" href="http://www.anobii.com/libridellupo/comments?page=29#"><span class="translatable" lang="Remove"></span></a>
</span>
</li>
</ul>
<ul class="feedback feedback_block" id="330204">
<li class="content">
Il commento di Lupo è bellissimo ma non mi ha fatto venire per niente
voglia di leggere il libro di Saramago. A me piacciono le cose asciutte
ed essenziali. Pensa un po'. :-) <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/artemisiavive/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=01b8789cecc9b6aae2&sub=0&time=1265113957" width="24" /></a>
<span class="translatable" lang="{<a href="{[shelf url]}" title="See shelf of {[person name]}">}{[person name]}{</a>} said on {[comment date]}"><a href="http://www.anobii.com/artemisiavive/books" title="See shelf of Artemisia">Artemisia</a> ha detto il Aug 29, 2011</span><span class="options"><a class="remove" href="http://www.anobii.com/libridellupo/comments?page=29#"><span class="translatable" lang="Remove"></span></a>
</span>
</li>
</ul>
<ul class="feedback feedback_block" id="331145">
<li class="content">
meno male che avevo già desinato ;) <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/01d25713261dc0587d/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=01d25713261dc0587d&sub=0&time=1265292758" width="24" /></a>
<span class="translatable" lang="{<a href="{[shelf url]}" title="See shelf of {[person name]}">}{[person name]}{</a>} said on {[comment date]}"><a href="http://www.anobii.com/01d25713261dc0587d/books" title="See shelf of Aria Saracena">Aria Saracena</a> ha detto il Aug 31, 2011</span></li>
</ul>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-80138633339131332742012-07-03T10:25:00.004+02:002012-07-03T10:25:50.073+02:00"Codici & segreti", di Simon Singh<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhICmUJhCBQI7iFbpRjUzn1y8RMSydZQHnQlxWMczMUXvzST1Lwp5c4Sy22uBx-lV-DV7DUVEeuKw2Xs6Swnppiaoelvhqj424kisGdsTVfTzII3zZgyFNb3WmOHxBVFOB8ewLHP3R0Li0/s1600/codici+e+segreti+simon+singh.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhICmUJhCBQI7iFbpRjUzn1y8RMSydZQHnQlxWMczMUXvzST1Lwp5c4Sy22uBx-lV-DV7DUVEeuKw2Xs6Swnppiaoelvhqj424kisGdsTVfTzII3zZgyFNb3WmOHxBVFOB8ewLHP3R0Li0/s1600/codici+e+segreti+simon+singh.jpg" /></a></div>
<h2 class="subtitle">
La storia affascinante dei messaggi cifrati dall'antico Egitto a Internet</h2>
<h4>
Irresistibile!</h4>
<div class="comment_full ">
<div style="text-align: justify;">
Un libro dedicato alla crittografia (vista da entrambe le
parti: da chi cerca di occultare e da chi cerca il modo per violare i
messaggi cifrati...) appassionante, interessante, curioso. <br /> I
capitoli dedicati al processo di Maria Stuarda, alla soluzione del
codice Enigma - a cui ho dedicato un approfondimento in questo post sul
mio blog -> <a href="http://luposelvatico.blogspot.com/2010/07/eroi-ed-enigmi.html" rel="nofollow" target="new_win">http://luposelvatico.blogspot.com/2010/07/eroi-ed-enigm…</a>
-, all'uso del navajo durante la seconda guerra mondiale, ed al tesoro
di Beale sono strepitosi ed avvincenti come un romanzo (ma è la realtà
che lo supera, come spesso accade). Il libro ha anche l'immenso merito
di ricordare le splendide figure di un sacco di esseri umani geniali,
testardi, folli, ma irresistibilmente seducenti e fondamentali nella
storia della scienza: confrontandoli con le nullità egocentriche che
riempiono le cronache odierne, vi tornerà un piacevole moto di simpatia
verso l'umanità. <br /> In particolare, non perdetevi le storie di Marian
Rejewski e di Alan Turing, i due geniali scienziati decrittatori
(polacco ed inglese) del codice Enigma utilizzato dai tedeschi durante
la seconda guerra mondiale, nonchè "padri" del concetto di computer. Il
loro lavoro (mantenuto segreto fino al 1974) fu una delle armi più
potenti in mano agli alleati (senza di loro la storia dell'Europa
avrebbe potuto essere assai diversa), ma entrambi finirono male. <br /> Ma è giusto conoscerli, perchè rientrano senza dubbio nella definizione di eroi moderni (altro che gli stallieri mafiosi!) <br /> In sostanza: il libro vi avvincerà, trovatevi il tempo giusto da dedicargli...non ve ne pentirete! </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>ISBN: 9788817125390 </b></i> </div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>Letto tra il 3 ed il 4 luglio 2010. </b></i></div>
</div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-74237552896878958662012-06-11T10:58:00.000+02:002012-07-03T10:19:28.665+02:00"Durruti e la rivoluzione spagnola", di Abel Paz<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSjXq5qb-LFNxPFEYCpeCaWD59rUV2EKzcg9Mb2k76Dta0Gb3fDjPscfGwz9S9sGpBcjHppkEZ0V5I8t1T-GLFDqN03b3rn3wxGt6gmvM3QepljvoORLbGlP-GG719d5_Z3XxHuCtrxiE/s1600/durruti+abel+paz.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSjXq5qb-LFNxPFEYCpeCaWD59rUV2EKzcg9Mb2k76Dta0Gb3fDjPscfGwz9S9sGpBcjHppkEZ0V5I8t1T-GLFDqN03b3rn3wxGt6gmvM3QepljvoORLbGlP-GG719d5_Z3XxHuCtrxiE/s1600/durruti+abel+paz.jpg" /></a></div>
<h4 style="text-align: justify;">
"Beata la terra che non ha bisogno di eroi"... ?</h4>
<div class="comment_full ">
<div style="text-align: justify;">
In genere, sono sempre stato d'accordo con questa frase di
Brecht.Ieri, però, sfogliando il quotidiano domenicale con una certa
insofferenza (volevo andare in montagna e il cattivo tempo me lo ha
impedito), e leggendo annoiato ed irritato le vicende dei piccoli uomini
miserabili che in questo frangente storico possiedono le chiavi del
potere, mi è venuta una voglia irrefrenabile di nutrirmi della storia di
un eroe. <br />
E così ho ripreso in mano questo bellissimo (e faticoso)
libro, di cui ancora non avevo letto la parte più gustosa ed
appassionante. <br />
(Trattasi di un dettagliato racconto della
turbolenta e violenta storia spagnola dagli anni '20 del XX secolo alla
guerra civile, seguendo le orme di Durruti e degli anarchici iberici,
tra sogno e rapina, tra precarietà e fantasia, tra sangue e rivoluzione.
) </div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Buenaventura Durruti</b> si è confermato l'eroe di cui avevo bisogno. <br />
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>"A
noi non fanno paura le macerie, perchè portiamo un mondo nuovo nei
nostri cuori. Questo mondo sta crescendo in questo istante..."</i> </div>
<div style="text-align: justify;">
La storia di Durruti si incrocia con quella della CNT, il glorioso
sindacato anarchico spagnolo che giunse, negli anni '30 del secolo
scorso, a sfiorare i due milioni di iscritti (sugli otto milioni di
lavoratori spagnoli). <br />
La CNT fu l'unico movimento europeo moderno a sognare così tanto la rivoluzione da trovarsela improvvisamente tra le mani. <br />
Perseguitata dalla destra ma anche (e persino più duramente) dalla
Repubblica in mano ai socialisti, la CNT fu in prima fila nella lotta
contro il sollevamento militare guidato da Francisco Franco nel '36. <br />
A Barcellona, a luglio, la CNT divenne il punto di riferimento della
rivolta contro i fascisti, e la dissoluzione delle istituzioni la vide
costretta a mettere finalmente in pratica i suoi principi. Che, contro
ogni aspettiva, funzionarono per qualche tempo, dimostrando che il nuovo
mondo era possibile, lì, in quel momento: bastava crederci! <br />
Si
realizzò nella vita quotidiana il paradosso di un anarchismo che
organizzava senza comandare, di combattenti che rispettavano la
disciplina guidati solo dalla propria coscienza, di operai e cittadini
che guidavano e facevano funzionare ogni meccanismo della città (gli
approvvigionamenti, i trasporti, le scuole, gli ospedali...) per puro
spirito rivoluzionario. <br />
Barcellona fu di fatto governata dagli
anarchici per qualche mese, anche se nessuno dei leader (Durruti, Garcia
Oliver) pensò mai, neppure per un attimo, che il "potere" che
esercitavano appartenesse a loro e non al popolo. </div>
<div style="text-align: justify;">
Questo spirito
portò alla creazione di milizie volontarie - tra cui la leggendaria
"Colonna Durruti", guidata dal nostro eroe - che accorsero prima sul
fronte aragonese (la presa di Saragozza, caduta in mano agli insorti di
Franco, era considerata una delle chiavi di volta della guerra civile), e
poi, a novembre, in difesa di Madrid. </div>
<div style="text-align: justify;">
In nome dell'obiettivo
primario - la repressione del moto fascista - la CNT accettò di
collaborare con le forze "borghesi" e di sinistra (socialisti e
marxisti) che avevano vinto le elezioni all'inizio dell'anno, anche se
gli obiettivi di queste consistevano nella conservazione della
Repubblica - che gli anarchici volevano abbattere. <br />
"Prima la
guerra, poi la rivoluzione" fu la posizione "responsabile" che si fece
maggioritaria in una CNT lacerata ed isolata, ed a questa posizione -
che non condividevano - Durruti e gli altri si adeguarono, come normali
militanti. <br />
Addirittura, il nuovo governo "socialista" di Largo
Caballero, varato nel novembre '36 ormai sotto il pesante controllo
degli emissari di Stalin, decise di coinvolgere la CNT offrendole
quattro ministeri. La CNT, con una decisione "di vertice" che smentiva
sia la sua posizione che la sua pratica abituale, decise di accettare,
traumatizzando tutti i militanti e bruciando in una notte la sua
credibilità rivoluzionaria, visto che i suoi ministri votarono subito a
favore della fuga del governo da una Madrid prossima all'offensiva degli
insorti. </div>
<div style="text-align: justify;">
La situazione a Madrid era così drammatica che tutti
(compresi i filosovietici) pensarono che la presenza militare di Durruti
nella capitale fosse l'unica possibilità di salvarla. <br />
Fu così
richiamato con le sue milizie dall'Aragona, dove aveva tentato
(inutilmente, per penuria di munizioni) di strappare Saragozza ai
franchisti. </div>
<div style="text-align: justify;">
Mano a mano che il suo mito (di combattente e di
"capo anarchico" senza macchia) cresceva nel paese, crescevano anche i
suoi nemici. Ben presto si comprese che le altre forze repubblicane, a
cui si erano affiancati i comunisti staliniani, consideravano la CNT e
la sua rivoluzione come un nemico non meno pericoloso dei fascisti. <br />
In Aragona, il passaggio della Colonna Durruti aveva di fatto creato il
"mondo nuovo" nelle comunità rurali, dove la collettivizzazione ed il
comunismo libertario erano diventate realtà: le forze borghesi e
marxiste, terrorizzate dal successo dell'esperimento, fecero di tutto -
con le leggi repubblicane e con interventi militari - per far tornare le
terre ai vecchi padroni espropriati dalla rivoluzione. <br />
La militarizzazione delle milizie fu un altro duro colpo alla indipendenza ed ai progetti della CNT. <br />
Si aggiunga che il governo centrale rimase sordo agli appelli degli
anarchici affinchè fossero comprate all'estero le armi necessarie a
competere con i rivoltosi (armati da Italia e Germania) riprendere il
completo controllo di Saragozza: si preferì pregiudicare le sorti della
guerra che dare le armi ad un movimento rivoluzionario. </div>
<div style="text-align: justify;">
Durruti
portò dunque a Madrid circa duemila miliziani catalani ed anarchici dal
fronte aragonese, che si sacrificarono letteralmente nella difesa della
capitale di fronte ad un esercito tradizionale bene armato ed
organizzato. </div>
<div style="text-align: justify;">
Un incidente, su cui aleggia ancora oggi un denso
alone di mistero, portò il 19 novembre 1936 al grave ferimento di
Durruti, che morì il giorno dopo, lasciando sgomenti ed esterrefatti gli
anarchici. </div>
<div style="text-align: justify;">
I rivoltosi non riuscirono in quella occasione a
prendere Madrid: l'attacco frontale non riuscì a travolgere la
resistenza repubblicana e cittadina, grazie anche all'apporto degli
anarchici (Madrid cadde definitivamente solo nel marzo 1939). </div>
<div style="text-align: justify;">
In
Catalogna ed in Aragona, la rivoluzione sociale fino ad ora praticata
si sgretolò definitivamente sotto l'attacco degli stalinisti, che
presero le armi contro gli anarchici e i marxisti libertari del POUM
(tra le cui fila combattè George Orwell, che ci regalò al riguardo il
bellissimo "Omaggio alla Catalogna"). </div>
<div style="text-align: justify;">
Le sorti della guerra
civile erano segnate. Il Governo Repubblicano, che già aveva abbandonato
Madrid per Valencia, nel 1938 si spostò a Barcellona, ultima roccaforte
di resistenza. La Catalogna capitolò nell'inverno di quell'anno, e
l'intera Spagna cadde definitivamente in mano ai militari guidati da
Franco nella primavera del '39: la breve esperienza della Seconda
Repubblica, nata nel 1931 con l'abdicazione di Alfonso XIII, si concluse
definitivamente ed iniziò un lungo periodo di dittatura, che si
concluse solo nel 1975, con la morte del Caudillo. </div>
<div style="text-align: justify;">
* <br />
Era
aitante e carismatico, Buenaventura Durruti. Appassionato oratore e
lucido teorico. Coraggioso comandante miliziano, che fu capace di
ottenere l'obbedienza fedele delle truppe anarchiche solamente in virtù
della propria limpida storia personale e della propria coerenza. </div>
<div style="text-align: justify;">
Instancabile, indistruttibile, era durissimo ed incazzoso (in questo
assai simile a Ernesto Guevara) nei confronti di chi scambiava la
rivoluzione per un gioco e non ci metteva impegno, responsabilità e
fatica. Anche nella CNT, dove era amato, non assumeva mai posizioni
concilianti o tolleranti verso ciò che considerava debolezze borghesi o
burocratismo. </div>
<div style="text-align: justify;">
Passò la sua vita tra le carceri e l'esilio;
nonostante fosse un valente meccanico, non trovò più lavoro quando la
sua attività rivoluzionaria divenne nota in tutto il paese. <br />
Ebbe
una compagna, del suo stesso stampo, ed una figlia che probabilmente
godette pochissimo di un padre così irrequieto e perennemente distante. </div>
<div style="text-align: justify;">
Quando morì, a quarant'anni e nel modo oscuro che abbiamo detto, al suo
funerale a Barcellona parteciparono mezzo milione di persone, in un
caos assurdo e perfettamente anarchico. <br />
L'unica cosa che lasciò,
come sua proprietà, fu una vecchia e disfatta valigia da esiliato
praticamente vuota, a parte un po' di biancheria sporca e gli attrezzi
per radersi. </div>
<div style="text-align: justify;">
Di Durruti, in seguito, ne sono nati decisamente pochi. <br />
E uno si chiamava Ernesto, ma questa è tutta un'altra storia (o forse no?:-)...) </div>
<div style="text-align: justify;">
* <br />
La virtù più straordinaria di Durruti, a mio avviso, fu la sua totale
impermeabilità alle lusinghe del potere.Anche se non si sottrasse mai
alle sue responsabilità verso il popolo, che sentiva immense, non
approfittò mai dei vantaggi (materiali e di potere) che avrebbe potuto
ottenere in virtù del suo carisma e della sua incredibile autorità. Fu
questo che ne fece un mito autentico. (E lo stesso discorso vale per
Ascaso e Garcia Oliver, che fu addirittura ministro della Giustizia
della Repubblica per quasi un anno). </div>
<div style="text-align: justify;">
* </div>
<div style="text-align: justify;">
Il CD contiene un
bel documentario sui ricordi di Diego Camacho, alias Abel Paz, grande
anarchico, e un video storico (entusiasmante e struggente) della FAI/CNT
sui funerali di Durruti. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>ISBN: 9788889413425 </b></i> </div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>Letto tra il 29 maggio 2010 e il 17 luglio 2011 </b></i></div>
</div>Unknownnoreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-80182904577559138912012-06-11T10:46:00.001+02:002012-07-03T10:19:16.878+02:00"Di seta e di sangue", Qiu Xiaolong<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizKw1bmOzShgT1quG7jaR_r6L0P_-7q_XdWkbay-1iMkRcci5UOwAnjdeicHwQ5Hb5_xkka95bzUal5F48EcAbalbaTZlbcNMRxF4VmqIWqvKe-NySjYnzz3Fsmlff1aBoqkEBUE1mLvw/s1600/Di+seta+e+di+sangue_Xiaolong.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizKw1bmOzShgT1quG7jaR_r6L0P_-7q_XdWkbay-1iMkRcci5UOwAnjdeicHwQ5Hb5_xkka95bzUal5F48EcAbalbaTZlbcNMRxF4VmqIWqvKe-NySjYnzz3Fsmlff1aBoqkEBUE1mLvw/s320/Di+seta+e+di+sangue_Xiaolong.jpg" width="256" /></a></div>
<h4>
A tavola con l'ispettore...</h4>
<div class="comment_full ">
<div style="text-align: justify;">
Quarto giallo che ha per protagonista l'ispettore capo Chen Cao della polizia di Shangai. <br />
Questa volta, l'indagine (ambientata nel 2000) riguarda l'omicidio di
alcune giovani donne, i cui corpi vengono abbandonati in luoghi pubblici
della città e rivestiti, per l'occasione, con eleganti quanto demodè
abiti di foggia mandarina (detti "qipao). <br />
E, come negli altri
gialli di Xiaolong, la storia è l'occasione per raccontare questa Cina
moderna profondamente divisa tra quel che resta dell'egualitarismo
moralista e forzato dal Maoismo (ormai solo simulacro formale) e la
liberazione degli "spiriti selvaggi" del capitalismo, entrambi governati
dal Partito. <br />
La radice dei delitti è da ritrovarsi nel periodo
oscuro e terribile della Rivoluzione Culturale, promossa da Mao negli
anni '60, quando l'odio e la violenza furono il motore principale della
macchina per costruire la società fatta di cloni perfetti dell'"Uomo
nuovo" voluto dal Partito - tentativo come sempre annegato nel sangue e
nell'orrore. <br />
<a name='more'></a><br />
Chen Cao, che è anche dirigente del Partito, nonchè
poliziotto per caso (erano tempi in cui un laureato non poteva scegliere
da sè il proprio destino, predeterminato dal partito), poeta e
traduttore di libri stranieri - il che gli procura una certa diffidenza
da parte della nomenclatura - entra fino in fondo in quegli orrori
passati, da cui deriva la scelta di concedere al colpevole (che di
quegli orrori è vittima) una via d'uscita almeno rispettosa del suo
onore. <br />
Tra i luoghi dell'indagine, spiccano le sedi dei comitati di
quartiere, un tempo ferrei esecutori della moralità del Partito ed oggi
- almeno - importante luogo di raccolta di informazioni sugli affari
altrui, ben prima di Facebook... <br />
E poi, buona parte degli eventi
importanti si svolge a tavola. Si tratti di piccoli chioschi popolari, o
di lussuosi ristoranti da arricchiti (dove una sola portata può costare
quanto basta per l'alimentazione di un contadino cinese per un anno),
il cibo è per Chen Cao (come per altri poliziotti a noi più vicini)
elemento fondante della vita. <br />
Di seguito, un elenco sufficientemente esaustivo (potrebbe essermi sfuggito qualcosa) dei piatti citati nel romanzo. <br />
La prima parte riguarda piatti popolari e soltanto "curiosi". <br />
La seconda parte della lista (vi avviso quando arriva) comprende
moltissime cosiddette "pietanze crudeli": se siete sensibili o pensate
di non farcela, astenetevi dalla lettura... </div>
<ul>
<li> Radice di loto ripiena di riso glutinoso; </li>
<li> Zampe di anatra dissodate in salsa; </li>
<li> Tofu freddo mescolato a fette di cipolle verdi e olio di sesamo; </li>
<li> Maiale unto e brasato in salsa di soia; </li>
<li> Zuppa di testa di pesce arricchita con ginseng americano; </li>
<li> Lucertole dello Guanxi, fresche, stufate con funghi nuvola bianchi; </li>
<li> Congee di nidi di rondine cosparso di dulcamara scarlatta; </li>
<li> Lingua di maiale nel vino di Shaoxin; </li>
<li> Tartaruga di lago, stufata con zucchero cristallizzato, vino bianco, zenzero, scalogno e fette di prosciutto di Jinhua; </li>
<li> Zampe d'anatra marinate nel vino; </li>
<li> Pollo ruspante marinato nel vino bianco di Shaoxin; </li>
<li> Branzino crudo ricoperto di zenzero e fette di cipolla; </li>
<li> Ostriche fritte; </li>
<li> Serpente fritto o cotto al vapore; </li>
<li> Focaccine ripiene di brodo con polpa di granchio e carne di maiale tritata; </li>
<li> Zuppa di sangue di gallina e di anatra; </li>
<li> Tortini con ravanelli sminuzzati; </li>
<li> Gnocchi di gamberetti e carne; </li>
<li> Fettuccine al brodo di manzo; </li>
<li> Calamari brasati con maiale; </li>
<li> Cosce di rana; </li>
<li> Pinne di pescecane. </li>
</ul>
<b> ATTENZIONE </b> <br />
Qui sotto (qualche riga più sotto) ha inizio la lista di pietanze
"crudeli" citate nel romanzo (a volte così crudeli da non essere nemmeno
consumate dai protagonisti). Se pensate di soffrire, astenetevi dalla
lettura. <br />
<b>PENULTIMO AVVISO</b> <br />
Siete proprio sicuri di voler procedere? Ultimo avviso...(poi non posso più proteggervi). <br />
<b>ULTIMO AVVISO</b> <br />
Sette righe più sotto, inizia la lista. <br />
1 <br />
2 <br />
3 <br />
4 <br />
5 <br />
6... <br />
<ul>
<li> Lingue di passero fritte; </li>
<li> Occhi di bue stufati; </li>
<li> Labbra di pesce cotte al vapore nello zenzero; </li>
<li> Cistifellea di serpente (estratta da vivo) in liquore forte; </li>
<li> Zuppa di tartaruga viva (con brodo di gallina e capesante); </li>
<li> Ratti bianchi vivi; </li>
<li> Gamberetti vivi in liquore; </li>
<li>
"Testa di Budda": una zucca bianca, stufata in una vaporiere di bambù e
coperta con una foglia di loto, nella quale viene cucinato un passero
fritto contenuto in una quaglia alla griglia contenuta in un piccione
brasato; </li>
<li> Cervello di scimmia viva. </li>
</ul>
<br />
<i><b>ISBN: <span class="wuzTesto">9788831708548</span> </b></i><br />
<i><b>Letto tra il 5 ed il 9 giugno 2012</b></i><br />
<br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-30406369588552888112012-06-08T11:48:00.001+02:002012-06-08T11:48:40.723+02:00"L'eredità di Eszter", di Sandor Marai<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVwyEha-HzbRdytYjwMW5lm_Urd_bygezWRIWf_2oDNMYqm0kgL9lSBFMxVLD00EjUsH_q9a5GFzkljcj7I7zpecz_Jb-xLt-ZrTUZl6CVdvuXBuPmkjZgzFQYPrMuRxmz2v69hMhA2Sg/s1600/l'eredit%C3%A0+di+Eszter.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVwyEha-HzbRdytYjwMW5lm_Urd_bygezWRIWf_2oDNMYqm0kgL9lSBFMxVLD00EjUsH_q9a5GFzkljcj7I7zpecz_Jb-xLt-ZrTUZl6CVdvuXBuPmkjZgzFQYPrMuRxmz2v69hMhA2Sg/s1600/l'eredit%C3%A0+di+Eszter.jpeg" /></a></div>
<h4 style="text-align: justify;">
Gli amori infelici non finiscono mai.</h4>
<div class="comment_full ">
<div style="text-align: justify;">
Lajos è un bastardo. E' immorale, irresponsabile, bugiardo.
Per tutta la vita non ha seminato che menzogne, inganni, promesse vane. <br />
Non sa amare, usa l'altro con indifferenza e distrazione, galleggiando
di continuo su pezzi di realtà, denaro rubato, cambiali falsificate per
non affogare. <br />
Alla morte di Vilma vende un prezioso anello della
famiglia della moglie per pagare i suoi debiti, ne fa una copia di
scarso valore e la affida a Ezter, tacendole lo scambio. </div>
<a name='more'></a>Eppure,
come molti dei bastardi di questo genere, Lajos emana un fascino a cui
sembra impossibile sottrarsi, anche se tutti ne riconoscono la falsità. E
seduce, e fa innamorare, forse perchè rappresenta l'egoismo assoluto,
liberato da ogni convenzione e costrizione sociale e morale. Fa quel che
gli pare, se ne frega della conseguenze e dei giudizi (è lo stesso
motivo del fascino di Berlusconi su un gran numero di italiani?). <br />
<div style="text-align: justify;">
Ezter, sorella di Vilma - che Lajos sposa senza nessuna motivazione,
come per tutto il resto delle sue azioni - è innamorata pazzamente di
Lajos, da sempre. <br />
La ragione la spinge a non gettarsi in questo amore: sa benissimo che Lajos è il pericolo, il disastro, lo sfacelo. <br />
Ma quando - vent'anni dopo - Lajos annuncia il suo ritorno, con un
caravanserraglio di figli, animali e strani personaggi, Ezter sa
benissimo che quell'equilibrio che aveva ritrovato pazientemente in
vent'anni,insieme alla vecchia Nunu, è di nuovo destinato ad essere
spazzato via. <br />
Lajos,infatti, è tornato per portarle via anche la
casa: la esige, ergendosi a giudice, imputandole la mancanza di coraggio
che impedì ad Ezter di fuggire con lui, a suo tempo. <br />
No, non la vuole con lui: la metterà in un ospizio, senza nessuna garanzia di "decorose condizioni". <br />
Ezter comprende benissimo che questa è l'ultima mascalzonata di una
carogna incapace di amare, incapace di comprendere il male che fa:ma, in
una elaborazione che riecheggia brevemente quel che accade al K. de "Il
Processo", Ezter accetta su di sè il ruolo della colpevole, capitola,
crolla, cede. <br />
Perchè l'amore è anche così: può essere una condanna, a cui è impossibile sottrarsi. <br />
Scritto dopo "Le braci", questo bellissimo romanzo breve ha un ritmo
inconsueto rispetto al resto della produzione di Marai che ho letto: la
vicenda si svolge in un giorno con ripetuti flashback, con toni
insolitamente vivaci, ironici, che rendono la lettura meno impegnativa
rispetto ad altre opere di Marai, anche se questa non è di certo meno
profonda e meno riflessiva rispetto alle vicende umane ed alle questioni
dell'amore. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>ISBN: 9788845918568 </b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>Letto tra il 15 ed il 17 ottobre 2010</b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>____________________________________</b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>Commenti alla recensione su Anobii:</b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<ul class="feedback feedback_block" id="257441">
<li class="content">
Dirò pure una scemenza ma a me questo è il Marai che è piaciuto di
più, quello che si sporca le mani con personaggi tutt'altro che facili.
Bella la tua recensione!!1 <br />
</li>
<li class="comment_details">
<a class="buddy_icon_wrap" href="http://www.anobii.com/aleciccio/books">
<img height="24" src="http://imagep.anobii.com/anobi/image_people.php?type=1&p=01da0623ffe5a8fae9&sub=0&time=1334775340" width="24" /></a>
<span class="translatable" lang="{<a href="{[shelf url]}" title="See shelf of {[person name]}">}{[person name]}{</a>} said on {[comment date]}"><a href="http://www.anobii.com/aleciccio/books" title="See shelf of ☺ Ale ☺">☺ Ale ☺</a> ha detto il Feb 2, 2011</span></li>
</ul>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-46234246838905077572012-06-05T13:53:00.000+02:002012-06-07T09:32:21.752+02:00"L'altalena del respiro", di Herta Muller<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8ZQGzIB8y_3YrSW-ELeLF_kxWLy0KcV2QPzP3tHt6JKwrnfJmhmG02kjFP2XXj6EDJS_SQpwVVDib48fjUNRJtW84_m0Toe1IA49uM4jHrqdZJw1g6Zb08FkT1GxeDcDQtmHclULFQqs/s1600/herta-muller1-191x300.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8ZQGzIB8y_3YrSW-ELeLF_kxWLy0KcV2QPzP3tHt6JKwrnfJmhmG02kjFP2XXj6EDJS_SQpwVVDib48fjUNRJtW84_m0Toe1IA49uM4jHrqdZJw1g6Zb08FkT1GxeDcDQtmHclULFQqs/s1600/herta-muller1-191x300.jpg" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Un
libro difficile ed impegnativo: per linguaggio e contesto. </span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">La vicenda
narrata da H.M. riguarda quel tempo strano (e raccontato in genere
solo dai vincitori) che segue ogni guerra, e coinvolge/punisce gli
sconfitti - la cui eventuale innocenza individuale non ha alcuna
importanza, visto che la pena è comminata all'intero popolo. </span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<i><span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">"Quando
nell'estate del 1944 l'Armata Rossa era già avanzata profondamente
in Romania, il dittatore fascista Antonescu fu arrestato e
giustiziato.La Romania capitolò ed in maniera assolutamente
improvvisa dichiarò guerra alla Germania nazista, con la quale era
stata alleata fino ad allora.</span></span></i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<i><span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Nel gennaio del 1945 il generale
sovietico Vinogradov richiese al governo rumeno, in nome di Stalin,
che tutti i tedeschi abitanti in Romania fossero impiegati nella
ricostruzione dell'Unione Sovietica distrutta dalla guerra. Tutti gli
uomini e le donne in un'età compresa tra i diciassette ed i
quarantacinque anni furono deportati in campi di lavoro forzato
sovietici.</span></span></i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i>Anche
mia madre trascorse cinque anni in un campo di lavoro. Il tema della
deportazione era tabù, perchè ricordava il passato fascista della
Romania"</i> (dalla Postfazione). </span></span><br />
<br />
<a name='more'></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Dal 2001, H.M. inizia a
raccogliere i ricordi di Oskar Pastior e di altri deportati del suo
villaggio di origine. </span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Pastior muore nel 2006, e sul suo racconto - un
anno dopo - H.M. costruisce la figura del protagonista del romanzo,
Leo Auberg. </span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Leo, a diciassette anni, attende la deportazione
annunciata come un diversivo rispetto ad una vita che gli sembra
triste e pericolosa, anche in virtù della sua omosessualità. Parte
con poche cose, contenute nella custodia di un grammofono trasformata
in valigia, che nel Lager si trasformeranno in simboli della profezia
della nonna <i>("Tu ritornerai")</i>, anche quando verranno
perduti, scambiati, rubati. </span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Da subito, nel Lager, verrà preso in
custodia dall'angelo della fame. Fame violenta, disperata, che
segnerà gran parte dei cinque anni prima della liberazione. E lavoro
duro: sporco di cemento, di carbone, di calce, incandescente di
scorie di fonderia e di caldo vento della steppa, gelido di neve.
Dove il deportato si fonde con la sua pala a forma di cuore, ed
insieme suonano un ritmo che da senso al tempo. Lavoro duro, ma che
non è mai "mestiere", e non servirà per il "dopo".</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Gli
esseri umani che popolano il Lager sono specifici prodotti dello
stesso, e non vanno dunque considerati nè giudicati al di fuori di
questo. </span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Con essi Leo ha rapporti netti, chiari, funzionali. L'amore
non ha spazio nel Lager, almeno nei primi anni in cui domina l'angelo
della fame, ad esclusione di quel che di fisiologico avviene -
furtivo ma codificato - dentro un tubo d'acciaio alto due metri e
lungo otto, abbandonato nella steppa. </span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Si muore, nel lager. Di fame,
di stanchezza, per distrazione. La stessa distrazione che fa
dimenticare i nomi e le storie degli scomparsi, dopo averne viste e
sentite a decine, a centinaia. </span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">E si vive, nonostante l'angelo della
fame sia lì, attento, a cogliere ogni fatale debolezza. </span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<i><span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">"La
nuda verità è che l'avvocato Paul Gast rubava la zuppa dal piatto
alla moglie Heidrun Gast fin quando lei non si alzò più in piedi e
morì perchè non poteva far altro, così come lui le rubava la zuppa
perchè la sua fame non poteva far altro, così come portò il
cappotto di lei con il colletto alla paggio ed i risvolti consunti in
pelo di coniglio e non poteva farci nulla se lei era morta, così
come poi la nostra cantante Loni Mich portò il cappotto e non poteva
farci nulla se con la morte della moglie dell'avvocato si era
liberato un cappotto, così come l'avvocato non poteva farci nulla se
con la morte della moglie anche lui si era liberato, così come non
poteva farci nulla se la volle sostituire con la Loni Mich, e così
anche la Loni Mich non poteva farci nulla se voleva un uomo dietro la
coperta oppure un cappotto, o se l'uno non si poteva separare
dall'altro, così come anche l'inverno non poteva farci nulla se era
glaciale e il cappotto non poteva farci nulla se scaldava bene, così
anche i giorni non potevano farci nulla se erano una catena di cause
ed effetti, come anche le cause e gli effetti non potevano farci
nulla se erano la nuda verità, anche se tutto ruotava attorno ad un
cappotto. Questo era il corso delle cose: poichè ciascuno non poteva
farci nulla, nessuno potè far nulla" </span></span></i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Il dopo è uno spazio
vuoto. </span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Il nulla circondato dalle mute domande di chi non osa porle. </span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Un lavoro senza mestiere. </span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Una donna avvicinata e poi sposata, in
entrambi i casi senza volontà: ma vicino a casa c'è un parco,
quindici minuti a piedi, dove ritrovare la propria diversità. </span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Poi -
come sempre - il bisogno di allontanarsi. </span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<i><span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">"Il mio radicale
piantare-in-asso. Ho bisogno di molta vicinanza, ma non mi
concedo.Domino il sorriso di seta nel ritrarmi. Dopo l'angelo della
fame, non consento a nessuno di possedermi". </span></span></i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">La carne infine
abdica, nel parco non ci saranno più rendez-vous. Il linguaggio di
H.M. è denso, pieno, immaginifico.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Richiede
attenzione e concentrazione. Spesso più di quanta ne vorremmo
fornire al testo. E' giusto così, è giusto che il lettore abbandoni
la sua passività, la sua distanza dal testo, il divano e la quiete
domestica e si sforzi di accompagnarsi anch'egli all'angelo della
fame.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<i><b><span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">ISBN: 9788807018114</span></span></b></i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;"><i><b>Letto il </b></i></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-69318521388094423412012-05-31T17:31:00.001+02:002012-06-07T09:32:59.621+02:00"Resistere non serve a niente", di Walter Siti<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwImVaY-ws8V1I9pCbjuHZ3vgINbc3XkaNagd7jByiO-bs6jTm-1iMrScmWS1PUVylpzzYkwx3KAWzksIEtszzKrPBbVl6k3oxsF-AhI_KUqflj51xSGVFKc2BIQToVuUj4rP1dwJ_y5g/s1600/resistere+non+serve+a+niente.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwImVaY-ws8V1I9pCbjuHZ3vgINbc3XkaNagd7jByiO-bs6jTm-1iMrScmWS1PUVylpzzYkwx3KAWzksIEtszzKrPBbVl6k3oxsF-AhI_KUqflj51xSGVFKc2BIQToVuUj4rP1dwJ_y5g/s1600/resistere+non+serve+a+niente.jpg" /></a></div>
<h4>
Per chi sta male leggendo Carlotto...</h4>
<div class="comment_full ">
<div style="text-align: justify;">
...ecco finalmente una valida alternativa per star male uguale, fors'anche peggio.:-) </div>
<div style="text-align: justify;">
Anche Siti racconta - in modo avvincente e in presa diretta, e dunque
con assai minor distanza di quella gelida che ci mette abitualmente
Carlotto - quel che accade quando, sull'essere umano che è già una merda
di per sè, si innesta il tradizionale meccanismo del desiderio e del
successo (potere, soldi e sesso, nell'ordine che ovviamente preferite.)<br />
<br />
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Alla fine, risulta persino chiaro perchè le abitudini, le
frequentazioni, le case dei boss di Casal di Principe e quelle dei
manager delle aziende private sono così simili (se non identiche):
perchè il modello da raggiungere è lo stesso, e i mezzi non sono poi
così distanti (a quel pianeta, distante da quello degli uomini comuni,
si arriva sempre attraverso la sopraffazione di chi non può difendersi; e
il grado di violenza esercitato è diverso solo nell'immaginario
collettivo). </div>
<div style="text-align: justify;">
E dunque soldi soldi soldi fino a vomitare, e
competizione spietata, e fottimento infinito (gli avversari, le donne,
la vita, se stessi...). </div>
<div style="text-align: justify;">
E le amicizie che si intorbidiscono, ed i
piaceri che non si possono negare, e che male c'è, e che sarà mai, e
non bisogna star troppo lì a fare i sofistici... </div>
<div style="text-align: justify;">
E la ricerca
disperata e vana di qualsiasi cosa che, anche facendo schifo, assomigli
ad una cosa VERA, gratuita, reale, e non ottenuta per mero riflesso di
questa ricchezza esagerata a cui non si può dir di no. </div>
<div style="text-align: justify;">
Lettura
che richiede stomaco di ferro,o discreto cinismo, per non farsi ferire
dall'idea che sto mondo è fatto proprio così, e "resistere non serve a
niente". E, alla fine, non sai bene come ti lascia. Ma bene, no: non
direi proprio. </div>
<br />
<i><b>ISBN: 9788817058469 </b></i><br />
<i><b>Letto il 26 maggio 2012 </b></i></div>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2694006575756823566.post-8659229378911480252012-05-30T10:30:00.003+02:002012-06-07T09:33:46.561+02:00"Jacopo Tintoretto e la Scuola Grande di San Rocco", di Francesco Valcanover<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLmyqbcFjitWPVLbVaz2YYjEhKQH8lENOfRBbeHuFdSlciUuCBNVo21btrSrUyDICTRu-Yb1Zy879iirphwcv0Tm-m4tK-d-rrjep2V1zq6zu7r_HKu6MJkXd8dyPBq7p-TtzXQGWaNwY/s1600/jacomo+tintoretto+e+la+scuola+grande+di+san+rocco.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLmyqbcFjitWPVLbVaz2YYjEhKQH8lENOfRBbeHuFdSlciUuCBNVo21btrSrUyDICTRu-Yb1Zy879iirphwcv0Tm-m4tK-d-rrjep2V1zq6zu7r_HKu6MJkXd8dyPBq7p-TtzXQGWaNwY/s320/jacomo+tintoretto+e+la+scuola+grande+di+san+rocco.jpg" width="244" /></a></div>
<h4 style="text-align: justify;">
Est Est Est...:-)</h4>
<div class="comment_full ">
<div style="text-align: justify;">
(Edizione 2010...comprata al termine della estasiata visita alla Scuola di San Rocco.) </div>
<div style="text-align: justify;">
La recensione del libro è, di fatto, la recensione della visita...:-) </div>
<div style="text-align: justify;">
La Scuola di San Rocco è un luogo magico. Entri nella sala terrena,
ampia e nuda, con il soffitto a cassettone sorretto da dieci colonne, e
ti sembra di fare un balzo all'indietro di cinque secoli, e di sentire
il vociare dei confratelli che chiacchierano sommessamente, a
capannelli, osservati dai teleri del Maestro. <br />
Si dovrebbe iniziare
la visita dal primo piano, per motivi cronologici: questa è stato
l'ultimo ambiente in cui Tintoretto ha completato la sua opera
ventennale nella scuola. <br />
Ma la pittura del Maestro emana da subito
un richiamo a cui è difficile resistere: così, punti dritto al primo
telero, a sinistra, subito dietro l'orribile botteghino della
biglietteria. <br />
<a name='more'></a><br />
"L'Annunciazione" è quasi al buio, nell'angolo: la
prima cosa che metti a fuoco è la candida veste dell'Angelo, illuminata
dall'unica sorgente di luce del giorno nascente (non è lieve e vaporosa
come ti aspetteresti: ma l'ha dipinta il figlio Domenico). <br />
Appena
ti appaiono i dettagli, quelli meno immediati, resti a bocca aperta: la
casa in cui Maria riceve la visita del corteo celeste è diroccata,
povera, plebea: una sedia di paglia sfondata è proprio al centro della
scena; il letto a baldacchino sullo sfondo, apparentemente sontuoso, non
muta la percezione di povertà. Appena fuori, Giuseppe lavora nella sua
bottega, gli attrezzi del mestiere appesi al capanno. <br />
E' una meraviglia. <br />
Come tutto quello che segue, in questa splendida sala. Sono colpito
dall'evanescenza luminescente dei cavalieri che compongono il corteo
nella "Adorazione dei Magi". <br />
Sono inquietanti, quelli che definirei
"fantasmini del Tintoretto", che appaiono un po' ovunque nelle sue
opere, e valsero al Maestro l'accusa di approssimazione e mancata cura
dei dettagli (ma sono invece visioni modernissime, e mi pare di
ritrovarli in molte opere di Dalì...). <br />
Stupenda "La fuga in
Egitto",dove per una volta i personaggi sono distribuiti in modo da far
apprezzare anche la capacità del Maestro di dipingere paesaggi. <br />
Violenta, crudele, persino sensualissima la scena affollata e sanguinosa de "La strage degli innocenti". <br />
Saliamo al primo piano con l'imponente scalone, ci imponiamo di NON
GUARDARE e lasciare alla fine la vista sconvolgente, per ricchezza e
bellezza, della Sala Grande Superiore, e ci infiliamo nella Sala
dell'Albergo. <br />
Già, qui il Tintoretto fece una delle cose che lo
resero ancor più antipatico di quanto già gli provocasse il suo
carattere per nulla facile: invece di partecipare correttamente al
concorso promosso dalla Scuola per la decorazione della Sala, proponendo
un bozzetto, mise tutti di fronte al fatto compiuto realizzando subito
l'ovato destinato al centro del soffitto, piazzandolo clandestinamente
nella sala (probabilmente nottetempo con la complicità di uno o più
guardiani) e offrendolo poi sfacciatamente "in regalo" agli allibiti
confratelli. <br />
Da questa illegalità nacque l'annullamento del
concorso, l'affidamento a Tintoretto della decorazione del resto della
sala: per nostra fortuna, non da tutte le carognate nasce
necessariamente il male:-) <br />
Tutti i teleri della Sala sono
splendidi: colpisce il corpo da culturista del Cristo
nell'"Incoronazione di Spine", e la scelta prospettica de "La salita al
calvario" (ripresa fedelmente,nella Sala Grande, nella "Moltiplicazione
dei pani e dei pesci") <br />
Ma in particolare la "Crocefissione" merita
una lunga e ammirata contemplazione, possibilmente con lo svuotamento
preliminare del cervello per aumentare il livello di godimento degli
infiniti particolari e dei numerosi piani di lettura della scena. Nessun
fantasmino, in questa opera del 1565: ogni dettaglio è curato alla
perfezione, ogni personaggio è definito e caratterizzato a fondo.
Appoggiato ad un muretto, sulla destra, Tintoretto ritrae se stesso che
osserva la scena. <br />
Si è già sazi di meraviglia, quando infine si
entra nella Sala Grande. E qui senti che non ce la farai a metabolizzare
tutto: vorresti essere un nobile confratello della Serenissima del
Cinquecento, e poter stare qui senza limiti di tempo, seduto sulle
panche di legno di Francesco Pianta. Tra la stupenda, finta biblioteca
di legno, perfetta anche nei dettagli, e la caricatura lignea e
luciferina del Maestro. <br />
Inutile raccontare nel dettaglio tutte le
meraviglie che Tintoretto creò per questa sala, nei lunghi anni in cui
decise di dedicare la sua arte alla Scuola in modo pressochè esclusiva
(per molti dei quali ebbe non più un compenso per ogni quadro, ma uno
"stipendio" annuo che favorì la sua tranquillità creativa). <br />
Ogni
quadro - che rappresenta un episodio biblico - è uno spettacolo da
ammirare a lungo per la scelta delle prospettive e delle luci, per la
presenza dei "fantasmini" (in particolare nel "Battesimo di Cristo"),
per la drammaticità delle scene (come nel "Sacrificio di Isacco"), per
la visionarietà (come nella caduta della Manna, tra Dio e
fantasmini...), per la stupefacente "plebeità" di molte situazioni (come
"l'Ultima Cena" o l'"Adorazione dei Pastori"). <br />
Un luogo
straordinario, un luogo dell'anima, in cui il Maestro lasciò ad
imperitura memoria il meglio di sè, ed in cui non possiamo non restare a
bocca aperta di fronte alla materializzazione dell'Arte, del Talento e
del Mestiere. </div>
</div>
<br />
<i><b><br /></b></i><br />
<i><b>ISBN: 9788876660191 </b></i><br />
<i><b>Letto tra il 30 maggio ed il 2 giugno 2011</b></i><br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com2